Scandaloso, anticonformista, sempre per un mondo condiviso
Roma, 13 gen. (askanews) – Fotografo, opinionista, originale sempre e fino in fondo. Dagli anni Ottanta in poi Oliviero Toscani ha scandito le sue provocazioni: è dell’ottantanove la prima campagna “Tutti i colori del mondo” per Benetton, che poi diventerà lo slogan United Colors. Colori uniti: il marchio nato in Veneto diventa con Toscani paladino di quella che oggi diremmo “diversity”. Non solo per i colori: ci sono baci famosi e controversi, come quello fra un prete e una suora, campagne contro la pena di morte, il carcere, le stragi, la fame, l’AIDS, e tanti nudi. Immagini dissonanti per i benpensanti, che le trovavano oltraggiose e chiedevano “ma a che serve”? Semplicemente a far pensare.Ha stravolto il concetto stesso di campagna pubblicitaria: quello che conta non è il prodotto, bensì una riflessione sul mondo veicolata dal marchio. Ma quella di Toscani – nato a Milano, la prima foto la pubblicò sul Corriere a 14 anni, da subito in pubblicità, prima campagna per il cornetto Algida – era arte, non ideologia. Cosa significava per lui essere un fotografo: “Essere capace di dare un giudizio su ciò che ci circonda, avere un senso critico e soprattutto essere capaci esteticamente di mettere insieme le immagini che devono raccontare il tuo pensiero”.Irriverente e fuori dagli schemi, Toscani negli anni era diventato anche un opinionista, intervistato, seguito, conduttore radiofonico, sempre in grado di rinfocolare le polemiche anche contro il politically correct. Ma sempre teso a un mondo di comunione e condivisione. Così parlava subito dopo il referendum con cui la Gran Bretagna uscì dall’Unione Europea: “Io ho tre mogli, sei figli, tredici nipoti, e sono l’unico ad avere solamente il passaporto italiano. A casa mia si parlano tutte le lingue. È impensabile per me dire ‘quel figlio là non è nel Brexit, non è europeo’, ma non siamo stupidi. E quindi il futuro è questo, non sono quei mentecatti di quell’inglese, che per fortuna adesso ha dato le dimissioni, o quel nostro che non crede nell’Europa, che vuole uscire… Sono ridicoli, ridicoli, così antistorici, ritardati mentali”.
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