ROMA – Un pornoattore come docente di educazione sessuale. Non si spengono le polemiche sulla lezione di Max Felicitas annullata all’Istituto Ponti di Gallarate, in provincia di Varese.
A determinarlo è stato l’intervento dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia. La decisione, a quanto apprende la Dire, non è stata una bocciatura dell’iniziativa in sé, ma riguarda esclusivamente la figura dell’ospite scelto per affrontare il tema.
Max Felicitas, noto attore del settore dell’intrattenimento per adulti, è stato oggetto di polemiche per alcuni contenuti diffusi online, nei quali viene proposta un’immagine della donna fortemente stereotipata e subordinata all’uomo.
In alcune clip, ad esempio, si evidenziano scene in cui la donna appare relegata ai lavori domestici (aspirapolvere, scopa) in una rappresentazione antiquata e lontana dai principi di parità di genere. In altre occasioni, il suo personaggio è stato coinvolto in situazioni in cui giovani 18enni richiedono come “regalo di compleanno” la sua partecipazione, un contesto che solleva interrogativi sull’idoneità di un simile ospite per affrontare temi sensibili come il rispetto tra i sessi.
L’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia ha dunque deciso di intervenire per evitare che la scelta dell’ospite potesse compromettere il messaggio educativo che l’evento intendeva trasmettere. La decisione è stata infatti presa dopo aver visionato i video di cui sopra.
Evidentemente, essendo l’educazione sessuale un tema di grande rilevanza, l’istituzione scolastica ha preferito trattare l’argomento con figure professionali in grado di promuovere il rispetto reciproco, l’inclusione e la consapevolezza delle relazioni tra i sessi, senza alimentare stereotipi dannosi o visioni riduttive del ruolo della donna nella società.
LA PROTESTA DI MAX FELICITAS
Oggi l’attore si è incatenato davanti all’Istituto Ponti di Gallarate, in segno di protesta contro l’annullamento dell’evento.
Come aveva annunciato nella giornata precedente, si è presentato alle 7:30 con catene, un bavaglio sulla bocca e un giubbotto con la parola “libertà” scritta quattro volte.
Fonti vicine all’Usr Lombardia confermano che non è stata una censura dell’educazione sessuale nelle scuole, ma un intervento mirato a garantire che i valori trasmessi agli studenti siano in linea con i principi fondamentali di rispetto e uguaglianza.
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