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Mart, Arte e fascismo: niente reticenze “ma non è arte di regime”

AttualitàMart, Arte e fascismo: niente reticenze "ma non è arte di regime"

A Rovereto mostra con capolavori realizzati nonostante dittatura

Rovereto, 15 apr. (askanews) – Analizzare i vari e complessi modi in cui il regime fascista ha influito sulla produzione artistica e culturale a fini di propaganda, senza per questo negare il valore di certe opere d’arte realizzate nel periodo della dittatura di Mussolini. Il Mart di Rovereto ha inaugurato la mostra “Arte e fascismo”, nata da un’idea del presidente del museo, Vittorio Sgarbi, che ha parlato di una prospettiva antifascista alla base del progetto.

“Ho voluto rappresentare con questo contrasto – ha detto Sgarbi – che nell’arte non c’è fascismo, gli artisti sono sempre individui, il fascismo è potere, il potere che le masse danno anche a un dittatore. Nel fascismo non c’è arte, ci può essere propaganda. Arte e fascismo vuol dire 20 anni di creatività che hanno portato nella scultura, nella pittura, in alcuni grandi pittori come Morandi, antifascista sempre, e soprattutto nell’architettura, un’idea dell’Italia che è l’idea di un rinascimento che ricomincia”.

La mostra analizza movimenti come il Futurismo o Novecento italiano e ruota intorno a figure come quella di Margherita Sarfatti. Ma tratta anche del sistema organizzato delle arti e delle manifestazioni, delle mostre sindacali e dei concorsi che avevano il compito di dare voce all’ideologia del fascismo. E poi, però, ci sono gli artisti. Daniela Ferrari è una delle curatrici della mostra. “La mostra Arte e fascismo – ci ha detto – racconta di un fiorire delle arti nonostante il terreno politicamente inquinato in cui attecchirono. Durante il ventennio molti sono gli artisti che riuscirono a creare dei capolavori straordinari che sono qui in mostra e che vediamo regolarmente esposti nelle sale più importanti dei musei italiani e all’estero”.

Il percorso espositivo si snoda tra 400 opere di artisti e architetti come Mario Sironi, Carlo Carrà, Adolfo Wildt, Arturo Martini, Marino Marini, Massimo Campigli, Achille Funi, Fortunato Depero e Renato Guttuso. Con una postura curatoriale che la co-curatrice Beatrice Avanzi spiega così: “Senza negazioni, senza reticenze, con la consapevolezza che la nostra storia non va cancellata. Sappiamo che il fascismo è stato il periodo più buio della nostra storia recente, ma fascismo non significa arte di regime”.

La mostra resta aperta al pubblico a Rovereto fino al 1 settembre.

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