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venerdì, Marzo 14, 2025

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Non riuscire a staccare gli occhi: Paul Pfeiffer alla David Wallace

Video NewsNon riuscire a staccare gli occhi: Paul Pfeiffer alla David Wallace

Due opere dalla mostra del Guggenheim Bilbao sull’artista americano

Bilbao, 13 mar. (askanews) – Una sala enorme, apparentemente vuota, a parte un piccolissimo schermo, e intorno, fortissimi, gli effetti sonori di uno stadio e del suo pubblico. In pochi istanti ci si rende conto che c’è un cortocircuito percettivo e si prova una strana sensazione di non sapere esattamente dove e dentro cosa ci si trova. In realtà siamo dentro il museo Guggenheim di Bilbao, che ospita una mostra di Paul Pfeiffer, artista americano che da decenni lavora sulle immagini e la loro manipolazione, andando a indagare i meccanismi di costruzione delle stesse e il modo in cui noi, il pubblico, le fruiamo. Nella grande sala bianca sentiamo un evento sportivo senza vederlo, così come vediamo lo spazio museale senza sentirlo, tutto è incerto e già da questo si percepisce che l’opera, intitolata “The Saints” e che ha altri molti elementi e livelli narrativi, sta funzionando.Ma l’esperienza più forte e magnetica si prova entrando nella sala del Guggenheim dedicata ai film, dove è proiettato il video di Pfeiffer “Red Green Blue”, dedicato alla vita dello stadio durante una partita di football universitario. L’opera si concentra in particolare sulla banda e sulla generazione dei suoni che accompagnano il rito sportivo, ma l’occhio dell’artista è totale, così come il suo montaggio. Per questo la sensazione, fortissima è quella di trovarsi di fronte al corrispettivo visuale dei testi sullo sport, e quindi sulla società e quindi sul potere, di uno scrittore come David Foster Wallace. Sono immagini piene di intelligenza e di consapevolezza, come le frasi dell’autore, ma sono anche frammenti impazziti del sistema dello spettacolo globale, proprio nel senso di Debord, che compongono un’analisi colta, ma non giudicante, dei fenomeni mainstream e di cultura popolare. Con il risultato di non riuscire a staccare gli occhi dallo schermo, che ci offre un’esperienza che, parafrasando ancorWallace, potremmo definire “una cosa divertente che vorrei continuare a fare”.

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