16.4 C
Roma
giovedì, Marzo 20, 2025

Fed taglia stime crescita Usa e le alza su inflazione: pesano dazi

AttualitàFed taglia stime crescita Usa e le alza su inflazione: pesano dazi

Roma, 19 mar. (askanews) – La Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti ha confermato come da attese i tassi di interesse sul dollaro. Il riferimento ufficiale sui fed funds resta così a una forchetta del 4,25%-4,50%. L’istituzione ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica, ma non al punto da pronosticare una recessione (secondo la Fed l’economia resta “solida”). Ha invece alzato le attese di inflazione, che sta già risentendo dei nuovi dazi commerciali annunciati o decisi dall’amministrazione Trump, anche se è difficile quantificarne l’effetto.

In generale “l’incertezza attorno alle prospettive è aumentata”. E in particolare sui dazi “sarà molto difficile avere una valutazione precisa di quanta inflazione” supplementare stiano causando. “Ma è già così – ha rilevato il presidente Jerome Powell, ripetutamente interpellato su questo aspetto nella conferenza stampa post direttorio (Fomc) -: l’inflazione sui beni si è mossa sensibilmente negli ultimi due mesi, capire quanto sia dovuto ai dazi però è molto impegnativo”.

“Chiaramente una buona parte di questo arriva dai dazi, ci lavoreremo il meglio possibile”. Inoltre “è troppo presto – ha aggiunto – per dire se questa inflazione sia transitoria o meno. Penso che dipenderà anche dall’ancoraggio delle attese di inflazione”. Precedentemente, sul ritorno del caro vita al valore obiettivo (2%) “stavamo facendo progressi – ha notato -. Penso che con i dazi si creerà un po’ di ritardo”. Posto che sul tutto c’è appunto un quadro di “incertezza inusualmente elevata”.

Peraltro i prezzi sono saliti anche su beni non coinvolti dai dazi, Powell ha fatto l’esempio delle lavatrici (con dazi) e delle asciugatrici (esentate). “Semplicemente i produttori vanno dietro alla massa e alzano i prezzi”.

La Fed ha anche deciso di smorzare il ritmo della sua manovra di riduzione della mole del bilancio, in particolare limitando a 5 miliardi di dollari al mese, invece dei precedenti 25 miliardi, il livello di riduzione degli stock di titoli pubblici (Treasuries), mentre la riduzione mensile degli altri titoli è stata confermata a 35 miliardi di dollari al mese. Rimodulazioni decise “per motivi tecnici”, ha spiegato Powell, che ha fatto una analogia con quando all’avvicinarsi dell’atterraggio il pilota riduce la velocità. Comunque “le riserve restano abbondanti”, ha precisato.

Intanto la Fed ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica, ora per quest’anno è atteso un più 1,7% del Pil, a fronte del più 2,1% stimato a dicembre. Per il 2026 è atteso un più 1,8% e per il 2027 una espansione analoga, tre mesi fa era atteso, rispettivamente, +2% e +1,9%.

“Non prevediamo una recessione”, ha chiarito Powell. E in generale nel settore privato, in queste ultime settimane si sono un po’ alzate le previsioni di recessione “ma restando sempre a livelli moderati”. Mediamente negli ultimi anni davano 1 probabilità di recessione su 4 (25%) e restano su questi valori. Per l’inflazione, l’istituzione monetaria stima ora un 2,7% quest’anno e un 2,2% il prossimo, a fronte di 2,5% e 2,1% indicati a dicembre. Per il 2027 è confermata l’attesa di un ritorno pieno all’obiettivo del 2%.

I banchieri centrali degli Stati Uniti continuano ad attendersi almeno due tagli ai tassi di interesse nel corso di quest’anno. Secondo la tabella con le previsioni degli stessi componenti del direttorio sui tassi (dot plot), 4 si attendono tassi (invariati) al 4,4% quest’anno, altri 4 al 4,12% (un taglio), 9 componenti al 3,87% (2 tagli) e 2 componenti li prevedono al 3,62% (3 tagli). Positiva la reazione iniziale a Wall Street, che in serata vede il Dow Jones accelerare al più 1,13%, mentre il Nasdaq balza dell’1,81%. Il dollaro si è lievemente rafforzato con l’euro che cala 1,0897.

Buona parte delle domande hanno riguardato le svolte e i provvedimenti decisi dall’amministrazione Trump, tra cui i dazi. Powell ha cercato di divincolarsi come poteva. Ma poi, a una domanda più generale sul clima di fiducia del pubblico, ha replicato che il principale motivo di malcontento è legati ai forti aumenti dei prezzi visti durante 2021, 2022 e 2023 (durante la presidenza Biden, che non ha citato). “Ora l’inflazione ha molto rallentato e l’economia cresce in maniera solida, il mercato del lavoro è positivo”. Il problema resta il livello assoluto dei prezzi, dopo i rincari degli anni passati (negli Usa come del resto in Europa). (fonte immagine: Federal Reserve).

Check out our other content

Check out other tags:

Most Popular Articles