ROMA – “Il progresso tecnologico ha da sempre l’obiettivo di semplificare i processi e incrementare l’efficienza. L’automazione e l’intelligenza artificiale (AI) stanno trasformando il panorama lavorativo globale, offrendo strumenti potenti per migliorare la produttività. Tuttavia, queste innovazioni sollevano interrogativi fondamentali su occupazione, formazione professionale e responsabilità etiche delle aziende”. L’innovazione e l’intelligenza artificiale al centro della riflessione di Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A., nel nuovo appuntamento della sua rubrica con l’agenzia Dire, curata da Angelica Bianco. “L’adozione dell’AI- continua- consente di automatizzare compiti ripetitivi, liberando risorse umane per attività a maggiore valore aggiunto. Secondo un rapporto del World Economic Forum pubblicato nel gennaio 2025, entro il 2030 l’automazione e l’intelligenza artificiale genereranno 170 milioni di nuovi posti di lavoro, eliminandone circa 92 milioni, ridefinendo così il mercato del lavoro globale. In Italia, secondo l’Osservatorio ‘Artificial Intelligence’ del Politecnico di Milano, il mercato dell’AI è in forte crescita e nel 2024 ha raggiunto un valore di 1,2 miliardi di euro, con un incremento del 58% rispetto all’anno precedente”.
LIVOLSI: “ITALIA ANCORA IN RITARDO PER NUMERO DI LAUREATI IN DISCIPLINE ICT”
“Sulla base della mia esperienza di docente all’Università Link- dice ancora Livolsi- le istituzioni educative dovrebbero sempre porre grande enfasi sulla preparazione degli studenti alle sfide poste dall’automazione e dai sistemi intelligenti. I programmi formativi dovrebbero includere competenze digitali avanzate, analisi dei dati e una comprensione approfondita delle nuove tecnologie. Tuttavia, l’Italia è ancora in ritardo per numero di laureati nelle discipline Ict, posizionandosi in fondo alla graduatoria europea. La formazione di lavoratori con elevate competenze tecnologiche non può essere affidata esclusivamente alle scuole e alle università. Le imprese, beneficiarie dei vantaggi dell’automazione, hanno una responsabilità etica nel reinvestire parte dei profitti nella formazione e nella riqualificazione dei dipendenti, evitando che la trasformazione digitale crei nuove disuguaglianze”.
LIVORSI: “TRE AMBITI IN CUI AI E INNOVAZIONE SONO OPPORTUNITÀ DI CRESCITA”
“Vorrei concludere con tre ambiti in cui l’intelligenza artificiale e l’innovazione non solo migliorano efficienza e sostenibilità, ma rappresentano un’opportunità concreta di crescita economica e sviluppo tecnologico: sanità, energia e giustizia. Circa la prima, secondo la ‘Memoria di Farmindustria’, presentata alla Camera dei deputati nel febbraio 2024, l’impiego dell’AI sta rivoluzionando la scoperta di farmaci, riducendo tempi e costi, con circa 50 candidati in fase di sperimentazione e possibili arrivi sul mercato entro il 2030. Nella diagnostica, inoltre, queste tecnologie avanzate potrebbero abbattere i tempi di analisi del 30%. Anche nel settore energetico, secondo una ricerca di Gartner del 2024, da qui al 2030 l’uso dell’AI potrebbe contribuire a ridurre le emissioni di CO2 fino al 10%, ottimizzando le reti. Tuttavia, il suo consumo elettrico è in crescita e potrebbe raggiungere il 3,5% del totale globale. Se impiegata responsabilmente, però, l’intelligenza artificiale può diventare uno strumento essenziale nella lotta al cambiamento climatico e nella riduzione delle disuguaglianze sociali. In ambito giudiziario, infine, il disegno di legge numero 1146, presentato nel maggio 2024, promuove l’utilizzo di sistemi automatizzati per semplificare il lavoro giuridico. Inoltre- chiosa Livolsi- a luglio 2024 è stato istituito un Osservatorio permanente sull’impiego dell’AI nella giurisdizione, con l’obiettivo di migliorare la gestione delle banche dati legali e rendere più veloce ed efficiente il nostro sistema giudiziario così fortemente deficitario”.
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