E raccoglie la testimonianza di tre professioniste del settore
Milano, 8 mar. (askanews) – In occasione della Giornata internazionale della donna, l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) accende i riflettori sul ruolo delle donne nel settore vitivinicolo, scegliendo come tema della sua campagna per l’8 marzo 2024 “Ispirare l’inclusione”.
In questa occasione, l’Oiv ha chiesto a tre personalità femminili, “il cui contributo al settore vitivinicolo e all’organizzazione è stato fondamentale”, di condividere la loro visione e le loro storie personali. “Oggi trovare storie di successo non è affatto difficile: ci sono donne proprietarie di vigneti e viticoltrici che, grazie al duro lavoro degli anni e forse ad un pizzico di fortuna, si sono fatte un nome in un mondo dominato dagli uomini e vengono periodicamente corteggiate dai mass media come esempi interessanti di ciò che le donne, forse un po’ inaspettatamente, possono fare, e possono fare bene” afferma la docente romena di Enologia, Arina Antoce, evidenziando però che “loro sono la punta dell’iceberg, perché migliaia di altre donne che contribuiscono attivamente e trovano successo in diversi ruoli di supporto nell’industria del vino rimangono anonime: vorrei che, in qualche modo, tutte queste donne potessero far sentire di più la loro voce. Invece di contemplare lo squilibrio numerico tra uomini e donne nel nostro campo – conclude – forse dovremmo celebrare la capacità delle donne, in generale, di occupare qualsiasi posto, di raggiungere qualsiasi incarico e di fare un buon lavoro”.
Sottolineando al pari della sua collega romena la fatica fatta agli inizi della carriera per imporsi come donna in un mondo di uomini, Monika Christmann, presidentessa onoraria dell’Oiv e direttrice dell’Istituto di enologia di Geisenheim (Germania), precisa che “oggi il settore vitivinicolo è cambiato radicalmente: noto che il numero di studentesse è aumentato notevolmente e che le lezioni sugli argomenti tecnici non sono più appannaggio esclusivo degli studenti e questo è molto importante”. Per quanto riguarda l’Oiv poi “le presidentesse sono accettate e rispettate, e possono essere un ‘modello’ per le prossime generazioni di donne nel settore vitivinicolo” continua, aggiungendo che “mentre in Europa il settore del vino era più conservatore rispetto al nuovo mondo, ora la situazione è completamente cambiata: la vinificazione è più globalizzata e assistiamo a molti scambi tra le diverse aree vitivinicole del mondo anche grazie ai viticoltori che lavorano a livello internazionale”.
Ricordando che durante la sua giovinezza “gli uomini della mia famiglia non erano pronti a lasciare alcun aspetto della produzione o del commercio del vino alle donne” la storica francese del vino e presidente della Giuria del Premio Oiv, Azélina Jaboulet-Vercherre spiega che nonostante siano oggi diverse le protagoniste del mondo del vino, “il cambiamento è lento: il mondo agricolo è, per definizione, rurale e come tale, è necessario, anche se frustrante, operare nel quadro della ‘longue durée’, un concetto caro ad alcune delle mie influenze intellettuali, come Fernand Braudel e Jacques Le Goff”.