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L’attesa nel braccio della morte, le mostra fotografica di Luisa Menazzi Moretti a Firenze

AttualitàL'attesa nel braccio della morte, le mostra fotografica di Luisa Menazzi Moretti a Firenze

Alla RFK International House of Human Rights di Firenze

Roma, 24 mar. (askanews) – Condannati ad aspettare la morte per dieci anni e ottantasette giorni, in solitudine, in celle che misurano due metri per tre, avendo a disposizione solo una radio. Questo è il tempo medio e la condizione che attende un prigioniero nel braccio della morte di Livingstone, in Texas, prima dell’esecuzione. Diciassette immagini interpretano la condizione dei condannati in quel limbo, che poi è un inferno. Il progetto fotografico di Luisa Menazzi Moretti torna in Toscana, questa volta a Firenze, dopo essere stato a Berlino, Siena, Treviso e Brescia. La mostra intitolata Ten Years and Eighty-Seven Days, menzione speciale all’International Photography Awards di New York, sarà esposta presso la RFK International House of Human Rights del capoluogo toscano.

Le fotografie di Menazzi Moretti danno forma ai pensieri degli uomini e delle donne che li hanno scritti e pronunciati in quella condizione di drammatica sospensione: una sorta di antologia visiva dei travagli interiori dei condannati a morte. L’opera di Luisa Menazzi Moretti immortala la solitudine, i silenzi, la sofferenza del lunghissimo tempo sospeso, crea uno stato d’animo e innesca una comunicazione non verbale. Non ci sono i volti dei condannati, né la loro vita ritratta dentro le celle. Ci sono però immagini ispirate dalle parole nell’attesa che l’artista estrapola da lettere, diari, ultime dichiarazioni prima dell’iniezione letale, per ricavarne un’installazione attraverso fotografie che nascono e si ispirano a quelle parole.

La fotografa, con i suoi scatti, si allontana da ogni intenzione di realismo e di reportage e, per accentuare l’effetto di una profonda riflessione sulla crudeltà e disumanità della pena capitale, sceglie di trasporre le storie e i testi con cui i condannati, nel limbo del braccio della morte, hanno voluto raccontare la loro condizione, descrivere le emozioni, gli stati d’animo, i tormenti delle loro giornate nel carcere texano.

Dal braccio della morte del carcere di Livingston, i detenuti vengono trasportati per essere giustiziati nella vicina cittadina di Huntsville, che registra ancor oggi il più alto numero di esecuzioni capitali nel mondo democratico occidentale. Ad Huntsville, a partire dal 1982, quando è stata introdotta l’iniezione letale, sono stati giustiziati 583 detenuti.

“Sono grata alla RFK Human Rights Italia che mi permette di presentare il mio lavoro a Firenze, – dichiara Luisa Menazzi Moretti – anche perché il Granducato di Toscana fu il primo Stato al mondo che abolì la pena capitale. Nel 1786 adottò un nuovo Codice Penale in cui, per la prima volta, se ne decretava l’abolizione. Fu una riforma rivoluzionaria per l’epoca, voluta dal Granduca Pietro Leopoldo che condivideva le istanze di Cesare Beccaria nel suo “Dei delitti e delle Pene” (1764). Sono passati quasi 250 anni da allora, ma nel 2024, in 27 dei 50 Stati americani, la pena di morte è ancora praticata. E il Texas, che è la mia seconda patria, è lo Stato più attivo in questa crudele punizione. Questa mostra vuole invitare a riflettere su questa contraddizione, a riconsiderare la necessità di diversi modi per considerare questa pena irrevocabile e disumana”.

“E’ per noi un piacere ed un onore ospitare questa mostra. – sottolinea Federico Moro, Segretario Generale RFK Human Rights Italia. Probabilmente non c’è luogo migliore della nostra Casa dei Diritti Umani, qui presso il complesso delle Murate, un ex carcere che ora invece è diventato simbolo di inclusione, di scambio sociale e culturale. In questo mese in cui ospiteremo la mostra, vogliamo invitare la cittadinanza a riflettere su un tema forte quale quello della pena capitale. Ci auguriamo che saranno in molti i visitatori, a partire dai più giovani, perché da loro parte il cambiamento. Firenze è storicamente culla della difesa dei diritti e della libertà, lo ha dimostrato e continuerà a farlo. La RFK International House of Human Rights opera sul territorio da più di dieci anni, abbiamo ottenuto importanti risultati e vogliamo proseguire con questo spirito per dare un contributo attivo e concreto”.

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