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Giappone, elezioni decisive per battaglia femminista doppio cognome

AttualitàGiappone, elezioni decisive per battaglia femminista doppio cognome

Gran parte dell’arco politico favorevole, ma partito di Ishiba frena

Roma, 25 ott. (askanews) – Le elezioni giapponesi di domenica potrebbero essere importanti anche per portare a meta una battaglia che diversi gruppi progressisti e femministi portano avanti da anni: la possibilità per le coppie sposate di scegliere cognomi separati. Lo riferisce oggi l’agenzia di stampa Kyodo, che riporta le posizioni dei diversi partiti sulla questione.

Il partito di maggioranza del primo ministro Shigeru Ishiba, Jiminto, rimane diffidente nel modificare il Codice civile del 1896, che impone alle coppie sposate di avere lo stesso cognome, cioè solitamente quello del marito, mentre il partner minore di coalizione, il partito buddista Komeito, legato alla Soka Gakkai, ha una posizione vicina a quella di diverse formazioni di opposizione, tra le quali il Partito costituzionale democratico del Giappone, che sostengono una revisione.

“Non ho mai visto il tema dei doppi cognomi diventare un argomento di dibattito così importante in un’elezione,” ha detto alla Kyodo Megumi Ueda, 47 anni, una delle 12 persone che hanno intentato una causa contro il governo a marzo, sostenendo che la clausola è incostituzionale. In questa situazione, secondo lei, anche il Jiminto (Partito liberaldemocratico) potrebbe essere costretto a non dire no, specialmente dopo che la Keidanren (la “confindustria giapponese”) ha esortato il governo a giugno ad introdurre rapidamente l’opzione dei cognomi separati dopo il matrimonio.

Keidanren ha evidenziato che, sebbene la maggior parte delle aziende giapponesi consenta ai lavoratori di continuare a usare il proprio cognome originale sul posto di lavoro, molte persone hanno avuto problemi dovendo usare due nomi diversi. Con l’aumento delle donne nel mondo del lavoro, “è un potenziale rischio per le aziende” ha dichiarato Keidanren.

Poi ci sono le ripetute richieste del Comitato delle Nazioni unite per l’eliminazione della discriminazione contro le donne di rivedere la clausola, con i dati ufficiali giapponesi che mostrano che nel 95 percento dei casi la moglie adotta il cognome del marito, un sistema criticato dall’organizzazione.

Tuttavia, alcuni esperti sostengono che un cambiamento sia improbabile finché il partito conservatore rimane al potere, anche se il suo alleato di coalizione è favorevole a una modifica del requisito legale, che esiste solo in Giappone tra i paesi del G7. Questo perché le organizzazioni più conservatrici, che sostengono il partito di Ishiba, temono che la separazione dei cognomi possa in qualche modo minare l’unitarietà del concetto di famiglia. E, in un momento in cui il partito è in difficoltà nel tenere compatti i ranghi del suo elettorato, non può permettersi di perdere voti a destra.

Il primo ministro Shigeru Ishiba ha in passato espresso il suo sostegno per la revisione della clausola, affermando la necessità di eliminare lo svantaggio per le donne e sottolineando che “prima si fa, meglio è”. Ma, dopo essere diventato presidente del partito di maggioranza, ha moderato la sua posizione, chiedendo invece “ulteriori discussioni” e affermando che si sarebbe “astenuto dall’esprimere la propria opinione personale”.

I parlamentari liberaldemocratici hanno bloccato un cambiamento nella legge sin dalla prima proposta da parte del consiglio legislativo del ministero della Giustizia nel 1996, ma oggi il sostegno pubblico per un cambiamento è chiaro.

Un sondaggio tra gli elettori dello scorso fine settimana condotto da Kyodo, ha mostrato che il 67 percento dei rispondenti sostiene il diritto di scegliere cognomi separati, mentre il 21,7 percento è contrario.

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