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Elezioni in Giappone, Ishiba rischia d’indebolirsi

AttualitàElezioni in Giappone, Ishiba rischia d'indebolirsi

Sondaggi vedono una flessione del Partito liberaldemocratico

Roma, 25 ott. (askanews) – Per il Partito liberaldemocratico (Jiminto) le elezioni di domenica per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti – il più rilevante dei due rami della Dieta giapponese – saranno le più difficili degli ultimi dieci anni. I sondaggi segnalano che la formazione del primo ministro Shigeru Ishiba rischia di non riuscire a mantenere la maggioranza assoluta della camera, pur rimanendo maggioranza relativa. E questo potrebbe aprire scenari nuovi sul fronte politico.

In palio ci sono 465 seggi. Di questi, 289 saranno assegnati a candidati eletti direttamente in collegi uninominali. Altri 176 saranno selezionati attraverso la rappresentanza proporzionale suddivisa in 11 circoscrizioni. In totale sono in corsa 1.344 candidati, rispetto ai 1.051 dell’ultima elezione del 2021. Per la prima volta il numero delle candidate ha superato il 20% del totale: sono in lizza 314 donne, rispetto alle 186 delle precedenti elezioni.

L’ultimo sondaggio, pubblicato dal Nikkei shimbun, mostra il Partito liberaldemocratico e il suo alleato, il partito buddista Komeito, legato alla Soka Gakkai, in calo. Nella Camera dei Rappresentanti appena sciolta insieme detenevano 279 dei 465 seggi. Si prevede che il Jiminto sia destinato a vincere solo circa il 30% dei 289 distretti uninominali. Anche includendo i distretti che tendono verso il partito di Ishiba, il totale rimane comunque leggermente al di sotto del 50%.

Per quanto riguarda i 176 seggi a rappresentanza proporzionale, il partito ne aveva ottenuti 72 nelle ultime elezioni del 2021, ma ora si prevede che ne perderà più di 10. Rimane quindi incerto se riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta di 233 seggi da solo.

Anche Komeito potrebbe perdere alcuni dei 32 seggi che deteneva prima della convocazione delle elezioni. A Osaka, tutti e quattro i candidati del partito nei distretti uninominali sono in svantaggio rispetto a quelli dei partiti d’opposizione, in particolare il Partito costituzionale democratico (CDP) e il Partito dell’innovazione del Giappone (JIP).

Invece, il CDP – guidato dall’ex premier Yoshihiko Noda – appare in netta crescita e punta a ottenere 150 seggi, rispetto ai 98 della precedente legislatura. Invece il secondo partito dell’opposizione, il JIP, parrebbe aver perso slancio nei sondaggi per la rappresentanza proporzionale e dovrebbe ottenere meno seggi rispetto ai 43 precedenti.

Il Partito comunista giapponese, secondo il sondaggio, sta consolidando il controllo sui suoi nove precedenti seggi a rappresentanza proporzionale, con la possibilità di aggiungerne altri. Il Partito democratico per il popolo ha visto un aumento delle sue proiezioni di guadagno e potrebbe ora raggiungere i 20 seggi. Il Partito socialdemocratico potrebbe mantenere il suo unico seggio.

I nuovi partiti anti-establishment emergenti sono in crescita. La formazione Reiwa Shinsengumi è vicina a raddoppiare i suoi tre seggi, mentre Sanseito e il Partito conservatore del Giappone potrebbero ciascuno ottenere diversi seggi.

Il sondaggio telefonico condotto questa settimana mostra che oltre il 10% degli elettori è ancora indeciso riguardo ai candidati nell’uninominale. Poco meno del 10% è incerto su come voterà per i seggi a rappresentanza proporzionale.

Ishiba ha convocato le elezioni immediatamente dopo essere diventato, il primo ottobre, premier giapponese sulla scorta della vittoria in caotiche elezioni presidenziali interne al Jiminto, segnate dallo scandalo dei fondi neri gestiti da diversi esponenti politici. Così, il premier ha deciso di togliere il sostegno del partito a 15 candidati implicati nello scandalo, in particolare quelli legati alla corrente del defunto ex premier Shinzo Abe. Tuttavia nei giorni scorsi la stampa ha fatto emergere che, nonostante i candidati siano stati “scaricati”, le sezioni locali di cui essi sono espressione hanno comunque ottenuto il sostegno finanziario elettorale erogato dal partito.

Sul fronte dell’opposizione, tuttavia, pare mancare ancora un denominatore comune che possa consentire di costruire una credibile alternativa alla maggioranza Jiminto-Komeito. Questa poca coordinazione avrà i primi effetti già nelle urne, dove nei collegi uninominali non ci sono state desistenze e dichiarazioni di voto che prospettino una convergenza su candidati che possano vincere.

In ogni caso, un’avanzata delle opposizioni e un calo della maggioranza aumenterebbe il potere d’interdizione rispetto ad alcuni fondamentali temi nel programma del governo Ishiba, a partire da quello più controverso: la riforma della Costituzione, in particolare dell’Articolo 9 che formalmente impedisce al Giappone di dotarsi di forze armate. Questo articolo è parzialmente superato dall’istituzione già dagli anni ’50 del secolo scorso di Forze di autodifesa, che però si trovano a dover operare nell’ambito di stringenti vincoli costituzionali, a causa dei quali l’operatività è limitata. Questa riforma, già piuttosto difficile con una solida maggioranza del Partito liberalmocratico (che però trova nel partner di maggioranza, Komeito, un’opposizione) si allontanerebbe ulteriormente con un’avanzata del Partito costituzionale democratico (che ha nel nome stesso la difesa della Costituzione scritta dalle forze d’occupazione Usa nel dopoguerra), dei comunisti e delle altre forze contrarie alla riforma.

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