Messaggio di Papa Francesco all’Assise di Baku
Città del Vaticano, 13 nov. (askanews) – Papa Francesco, in un Messaggio inviato e letto dal Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici di Baku, ha voluto esprimere “vicinanza, sostegno e incoraggiamento” affinché proprio la COP29 “riesca a dimostrare che esiste una comunità internazionale pronta a guardare oltre i particolarismi e a mettere al centro il bene dell’umanità e della nostra casa comune, che Dio ha affidato alla nostra cura e responsabilità”.
“I dati scientifici a nostra disposizione – ha affermato il pontefice – non consentono ulteriori ritardi e rendono evidente che la salvaguardia del creato è una delle questioni più urgenti del nostro tempo. Dobbiamo anche riconoscere – ha aggiunto – che è strettamente interrelata con la conservazione della pace”.
Francesco, ha infatti, sottolineato,come proprio la COP29 si sta svolgendo “in un contesto condizionato da una crescente disillusione nei confronti delle istituzioni multilaterali e da pericolose tendenze a costruire muri. L’egoismo – individuale, nazionale e dei gruppi di potere – alimenta un clima di sfiducia e divisione che non risponde alle esigenze di un mondo interdipendente in cui dovremmo agire e vivere come membri di un’unica famiglia che abita lo stesso villaggio globale interconnesso”, ha voluto sottolineare ai responsabili politici e istituzionali.
Questo mentre “lo sviluppo economico non ha ridotto le disuguaglianze. Al contrario, ha favorito la priorità del profitto e degli interessi particolari a scapito della protezione dei più deboli e ha contribuito al progressivo peggioramento dei problemi ambientali. Per invertire la tendenza e creare una cultura del rispetto della vita e della dignità della persona umana è necessario – ha concluso Papa Francesco – comprendere che le conseguenze dannose degli stili di vita riguardano tutti e plasmare insieme il futuro, per far sì che le soluzioni siano proposte in una prospettiva globale, e non semplicemente per difendere gli interessi di pochi Paesi”.