(Adnkronos) – I capi di Stato e di governo dell’Ue si riuniranno oggi e domani per l’ultimo giro di vertici prima della pausa natalizia, in attesa dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Il calendario prevede il summit Ue-Balcani Occidentali, che si terrà da questo pomeriggio fino a sera.
Stasera, poi, alcuni leader dovrebbero ritrovarsi nella residenza del segretario generale della Nato Mark Rutte per discutere, con il Regno Unito e soprattutto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come coordinarsi nel caso in cui venisse concordato un cessate il fuoco o una tregua in Ucraina e ai Paesi europei dovesse essere chiesto di inviare un contingente di peacekeeper sul terreno.
Per una fonte diplomatica europea, l’eventuale invio di truppe europee in Ucraina “non è una materia che si pone ora”, né, in ogni caso, “una questione che tratteremmo a 27”. Esula, quindi, dal Consiglio Europeo e spetta agli Stati nazionali o, eventualmente, alla Nato. La riunione nella residenza di Rutte è quella sulla quale circolano meno informazioni e sarà probabilmente la più importante, anche perché sarà assai più ristretta di un Euco a 27, dove non mancano Paesi non troppo ostili alla Russia di Vladimir Putin. Dovrebbero partecipare Francia, Germania, Polonia, Italia, Regno Unito e i vertici Ue, Ursula von der Leyen e Antonio Costa. Quest’ultimo sarà anche alla cena del summit Ue-Balcani Occidentali: “Speriamo che altre cene siano compatibili con quella del summit Ue-Balcani Occidentali, cui il presidente Costa prenderà parte”, spiega un alto funzionario Ue.
Domani, giovedì 19, dopo i consueti prevertici dei partiti Ue (in agenda quello dei Patrioti, alla Rappresentanza permanente ungherese, quello del Ppe, quello di Renew e quello del Pes) di prima mattina, si terrà l’ultimo Consiglio Europeo del 2024, il primo presieduto da Antonio Costa. Nelle intenzioni dovrebbe esaurirsi in una sola giornata, concludendosi a sera. L’obiettivo di Costa, conferma la fonte, è “avere Euco (come vengono chiamati i summit nella ‘bolla’ bruxellese, ndr) di un giorno. Vedremo se sarà possibile”. Già Donald Tusk, a suo tempo, aveva provato a comprimere i Consigli Europei in una sola giornata, ma aveva dovuto desistere di fronte al gonfiarsi delle agende.
Dalle bozze delle conclusioni circolate finora, non sembrano esserci, sulla carta, punti sui quali i leader possano infilarsi in discussioni interminabili: il testo delle conclusioni viene considerato “ben bilanciato” da fonti diplomatiche, anche se nei Consigli Europei non si sa mai quale piega possono prendere le cose.
I leader dovrebbero occuparsi anzitutto di Ucraina, dopo il consueto discorso introduttivo della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola (che parteciperà anche al summit della vigilia, con i leader dei Balcani Occidentali), con la presenza fisica del presidente Volodymyr Zelensky, che dovrebbe trattenersi all’Europa Building per metà della mattinata, per poi lasciare i 27 discutere tra loro.
Sull’Ucraina la linea, apparentemente, non cambia: l’Ue sta con Kiev e sta a Kiev “decidere se è opportuno aprire negoziati” con Mosca. Nel frattempo, l’Unione continuerà a fornire “assistenza militare”, in modo che, quando l’Ucraina deciderà di sedersi al tavolo dei negoziati, possa farlo da una posizione “forte” (oggi non sarebbe così, perché il fronte, come ha sottolineato il segretario generale della Nato Mark Rutte, si muove verso ovest, non verso est).
In Ucraina, a fronte della prospettiva di un avvio di negoziati, la guerra si sta intensificando, con una “enorme pressione russa”, secondo una dinamica che è “classica” nella storia dei conflitti, osserva una fonte diplomatica europea: quando si avvicinano i negoziati, la guerra diventa furiosa, perché ciascuno dà il tutto per tutto, per arrivare al tavolo delle trattative nella posizione più vantaggiosa possibile. Pertanto, è naturale che l’Ue, in questa fase, debba accelerare il sostegno a Kiev. Siamo ad un “punto critico”, secondo una fonte Ue, e l’Unione deve continuare a sostenere l’Ucraina “sul piano energetico”, con l’inverno che avanza, e con le sanzioni.
Il quindicesimo pacchetto, approvato lunedì dal Consiglio Affari Esteri, ha colpito, tra l’altro, la flotta ‘ombra’ di petroliere che la Russia usa per aggirare il price cap sul greggio, aziende cinesi e il ministro della Difesa della Corea del Nord. Nella bozza delle conclusioni si condanna “fortemente” il sostegno fornito alla Russia da “Paesi terzi”. Vengono citate esplicitamente Corea del Nord e Iran, ma non il quarto membro del cosiddetto ‘Asse dello sconvolgimento’, la Cina.
Si sottolinea che il dispiegamento di truppe nordcoreane “in Russia” costituisce una “escalation internazionale del conflitto”, con “serie conseguenze per la pace e la sicurezza internazionali”. L’elefante nella stanza è Donald Trump, che ancora non si è insediato alla Casa Bianca, e le sue intenzioni sull’Ucraina. “Chiaramente – spiega un alto funzionario Ue – i leader vorrebbero anticipare quello che la nuova Amministrazione potrebbe fare riguardo all’Ucraina”.
A pranzo i leader dovrebbero discutere del ruolo dell’Ue nel mondo, un punto sul quale non sono previste conclusioni. E’ opportuno, osserva un alto funzionario Ue, che i leader si confrontino, visto che “il mondo è molto diverso da cinque anni fa” e ci sono anche “opportunità” nei rapporti con altre aree del mondo (non a caso, dopo la vittoria di Trump, von der Leyen è volata a Montevideo per chiudere l’accordo commerciale con il Mercosur). La discussione riguarderà anche i rapporti con gli Usa e il Regno Unito. Il tema della difesa Ue, e del suo finanziamento, è rimandato al vertice informale del prossimo 3 febbraio, cui è stato invitato anche il premier britannico Keir Starmer.
Sulle migrazioni, cui è dedicato un capitolo delle conclusioni, non è prevista una discussione approfondita, ma una “presa d’atto del lavoro in corso”, descritto esaustivamente dalla presidente von der Leyen nella consueta lunga lettera pre vertice sul tema, in cui tra l’altro apre alla creazione di “hub per i rimpatri” in Paesi terzi e segnala che sta “accelerando” il lavoro sulla definizione di Paesi terzi sicuri, che ha bloccato, per ora, il progetto del governo italiano di esaminare in Albania le richieste di asilo di alcuni migranti salvati in mare. Ci sarà un passaggio sul rapporto dell’ex presidente finlandese Sauli Niinisto sulla sicurezza dell’Ue, ma senza un dibattito “approfondito” sul tema. Verrà affidato alla Commissione il compito di sviluppare i “filoni di lavoro” identificati dal rapporto.
Dopo questa discussione, il ‘menu’ prevede una discussione sulla Moldova e sulla Georgia. In particolare per il secondo Paese, che diede i natali a Iosif Stalin, i leader europei esprimono la loro “seria preoccupazione” per “la direzione di azione intrapresa dal governo”, che ha sterzato decisamente in direzione filorussa, sospendendo il processo di adesione all’Ue fino al 2028, cosa della quale il Consiglio Europeo si “rammarica”. Tuttavia, l’Ue resta divisa: lunedì il Consiglio Affari Esteri non è riuscito ad adottare sanzioni contro gli esponenti del governo georgiano ritenuti responsabili della repressione delle manifestazioni “pacifiche” pro Ue, perché mancava l’unanimità (per via di Ungheria e Slovacchia, che essendo Paesi sulla frontiera est hanno una percezione diversa da quelle di capitali più a ovest).
Non mancherà, a cena, un dibattito sul Medio Oriente, centrato in particolare sulla situazione determinatasi in Siria, dove i jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham e altre forze hanno cacciato il dittatore Bashar al-Assad, fuggito in Russia. Oltre alle posizioni consolidate del Consiglio Europeo in materia (soluzione a due Stati, richiesta di cessate il fuoco, liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas eccetera), per quanto riguarda la Siria si sottolinea l’importanza di un processo “inclusivo e guidato dai siriani”, del mantenimento dell’integrità territoriale e della sovranità della Siria.
Il Consiglio Europeo auspica che l’organizzazione oggi al potere a Damasco, già aderente ad al Qaeda, adotti una governance “non settaria” e protegga “i membri delle minoranze etniche e religiose”. L’Ue chiede di “creare le condizioni per una transizione inclusiva e pacifica”, invitando la Commissione e l’Alta Rappresentante Kaja Kallas a preparare “opzioni” per sostenere la Siria “in tutti questi sforzi”. Kallas ha annunciato ieri che l’Ue riaprirà la sua delegazione a Damasco, per prendere contatti con le nuove autorità. Sul posto, spiega una fonte diplomatica europea, “siamo presenti: ci sono diplomatici che prenderanno contatti con le nuove autorità”.
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