Per il Quirinale ci sono “profili critici”. Scontro tra il presidente del Senato e il Commissario ai diritti umani Consiglio d’Europa
Roma, 22 dic. (askanews) – La gestazione del ddl sicurezza in Senato si conferma lunga e accidentata, dopo gli stop and go registrati in prima lettura alla Camera. Compatta versus le opposizioni, la maggioranza registra invece frizioni al suo interno. Tanto che, l’11 dicembre, all’annuncio da parte del ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani di “possibili” modifiche c’è stato subito un altolà della Lega contro l’ipotesi di una terza lettura a Montecitorio. Ma poiché alcune criticità risultano essere state segnalate informalmente dallo stesso Quirinale, ignorarle rischierebbe di produrre un contraccolpo nei rapporti tra Palazzo Chigi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiamato a promulgare le leggi. Immediato lo stallo. E la partita su come intervenire è slittata al nuovo anno.
Questa la cronaca fino a mercoledì scorso, giorno dell’ultima seduta delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Palazzo Madama che si sono date appuntamento a gennaio, probabilmente non prima della metà del prossimo mese, complice l’iter del Milleproroghe, secondo quanto viene riferito.
Come se non bastasse, venerdì, sul ddl sicurezza è esploso uno scontro tra il Consiglio d’Europa e il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha rinfocolato la polemica politica. Il Commissario per i diritti umani, Michael O’Flaherty, ha inviato una missiva a La Russa in cui paventa il rischio di restrizioni dello Stato di diritto in Italia e in cui lo prega di trasmettere la richiesta ai senatori di non votare il ddl se non ci saranno cambiamenti sostanziali. Secca la reazione di La Russa che ha definito il contenuto della lettera una “inaccettabile interferenza nelle decisioni autonome e sovrane di un’assemblea parlamentare. Al di fuori degli atti ufficiali, la mia personale opinione è che ho trovato non solo irrituale ma contrario a qualunque principio democratico, che il signor Michael O’ Flaherty (a me finora del tutto sconosciuto) chieda addirittura di non votare una legge per altro il cui testo è ancora in formazione e all’esame della commissioni”.
L’esame a Palazzo Madama è proceduto a rilento anche a causa dell’ostruzionismo dei gruppi di minoranza che hanno presentato oltre 1.500 proposte di modifica ed è stato interrotto ai primi emendamenti (tutti bocciati) all’articolo 14, quello che prevede il reato di blocco stradale (o ferroviario) con il proprio corpo. Una delle nuove fattispecie difese a spada tratta dal centrodestra e definite, per altro verso, “liberticide” e “anti-costituzionali” dalle opposizioni e dalla Rete nazionale ‘No ddl sicurezza’ che sabato della scorsa settimana ha visto scendere in piazza migliaia di persone e che sta mettendo in cantiere nuove iniziative.
Il provvedimento è composto da 38 articoli e ne rimangono da affrontare i due terzi, peraltro la parte più controversa. Tra le norme su cui il ministro ha segnalato la necessità di una riflessione ci sono lo stop dell’obbligo del rinvio di esecuzione della pena per le madri incinta e con figli minori di un anno e il divieto di vendere una Sim ai migranti senza permesso di soggiorno. Ma altri due articoli sarebbero sul tavolo: il reato di resistenza passiva nelle carceri e nei Cpr e l’aggravante per il reato di resistenza a pubblico ufficiale nel caso di proteste contro infrastrutture strategiche.
Nessuna novità ci dovrebbe essere sull’equiparazione della cannabis light alla droga, secondo quanto riferito da Ciriani. Tuttavia, la stretta ha sollevato le proteste accese di tutta la filiera della canapa industriale, anche per il suo impatto sulla normativa europea, ma su questo tema per ora l’esecutivo ha fatto muro. Il ddl sicurezza è stato varato dal consiglio dei ministri più di un anno fa, nel novembre del 2023. In aula alla Camera è stato approvato il 18 settembre scorso. Il testo introduce oltre venti tra nuovi reati, innalzamenti di pena o aggravanti e contiene un pacchetto di misure corpose che vanno dal reato di blocco stradale o ferroviario attuato con il proprio corpo, alle norme ‘anti-Ponte’ e ‘anti-Tav’, al contrasto alle occupazioni abusive, all’autorizzazione agli agenti di pubblica sicurezza a detenere e a portare senza licenza armi anche quando non sono in servizio, sino appunto al reato di resistenza passiva nelle carceri e nei Cpr.