ROMA – Il mattatore di questo secondo round dell’informativa al Senato dei ministri Nordio e Piantedosi, sul caso Almasri, ha un nome e un cognome: Matteo Renzi. In un’aula di Palazzo Madama che si accende soprattutto nel finale, il leader di Italia Viva si lancia in un parallelismo tra i personaggi di Pinocchio e gli esponenti della maggioranza. Quindi, i ministri Nordio e Piantedosi diventano il Gatto e la Volpe, la premier Meloni ‘la fatina’ (non Pinocchio perché quest’ultimo “è un personaggio positivo”) e Ignazio La Russa – con cui ultimamente cerca spesso lo scontro – ‘Mangiafuoco’. Non manca un ruolo anche per un altro dei suoi bersagli preferiti, Andrea Delmastro alias Lucignolo. L’appellativo per il sottosegretario alla Giustizia è stato accolto da mugugni della maggioranza e da grandi risa dell’opposizione.
Dopo l’intervento dell’ex premier gli animi sono ormai accesi. La palla passa quindi a Maurizio Gasparri, un altro che di provocazioni se ne intende. Il capogruppo Fi si vendica quel ‘vile’ pronunciato da Renzi e rivolto alla presidente del Consiglio e, come di consueto, gli ha ricordato i suoi guadagni milionari in Arabia Saudita. Tocca quindi alla pentastellata Alessandra Maiorino secondo la quale “il senatore Gasparri non ha il senso del ridicolo”. L’intervento della senatrice 5S è spesso interrotto dai senatori di centrodestra, cosa che spinge i suoi colleghi di partito a prendersela con il presidente La Russa.Nel mezzo di tutto questo trambusto restano impassibili gli sguardi dei – pochi – membri del governo presenti. Si fa notare la fugace apparizione di Matteo Salvini con la trumpiana cravatta rossa. Il vicepremier abbandona l’aula dopo non più di 10 minuti. Allontanatosi per una telefonata, non vi ha più fatto ritorno.Infine, con l’intervento del meloniano Alberto Balboni, arriva il fischio finale di La Russa. Tutti negli spogliatoi? Nemmeno per sogno, le accuse del presidente della commissione Affari costituzionali al collega dem, Francesco Boccia, riguardo alla vicenda del tesoriere campano indagato del Pd, scatenano un secondo giro di interventi. Quindi di nuovo nell’ordine, lo stesso Boccia, Renzi, Gasparri e Maiorino.
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