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Asili nido gratis per Isee fino a 40mila euro. Ecco dove

PoliticaAsili nido gratis per Isee fino a 40mila euro. Ecco dove

FIRENZE – Dopo due anni di adesioni in crescita, la misura ‘nido gratis’ della Regione Toscana si consolida ancora: nell’anno scolastico 2025-2026 la soglia Isee delle famiglie beneficiarie del sussidio si innalzerà da 35.000 euro a 40.000 euro.

A ufficializzare la decisione è il presidente della Regione, Eugenio Giani, insieme all’assessora regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini, durante una conferenza stampa. La decisione di palazzo Strozzi Sacrati, d’altra parte, non matura all’improvviso: già l’anno scorso le domande accolte complessivamente in Toscana sono state 14.229, ovvero quasi 800 in più rispetto al 2023-2024 ovvero alla prima volta in cui il contributo è stato implementato. La Regione ha staccato in media 2.700 euro. La copertura finanziaria viene assicurata, anche nel 2025, dal cofinanziamento del programma regionale Fse+ 2021-2027.

E se fino a questo momento questo ha significato uno stanziamento di 40 milioni, a seguito dell’ampliamento della platea dei beneficiari vengono aggiunti altri otto milioni. Il contributo massimo erogato dalla Regione per ciascun bambino che frequenterà il nido, e sarà ammesso alla misura prevista, è di 527,27 euro per mensilità di frequenza. Cifra che sale a 800 euro con la quota Inps, precisa palazzo Strozzi Sacrati.

“Come abbiamo voluto sancire lo scorso novembre nel manifesto che abbiamo lanciato durante gli Stati generali dell’infanzia, i servizi educativi per i più piccoli devono essere caratterizzati da universalismo, gratuità e qualità- osserva il presidente Giani- per questo rafforziamo nidi gratis, misura capace di intercettare bisogni sentitissimi dalle famiglie. Vogliamo allargare la platea dei beneficiari e aumentare il numero, già oggi in Toscana molto alto, dei bambini che vanno al nido, perché i servizi per l’infanzia costituiscono elemento fondamentale per una società che sa guardare al proprio futuro. La Toscana è un punto di riferimento a livello nazionale”.

Un concetto ribadito dall’assessora Nardini, che aggiunge: “In una società purtroppo ancora patriarcale come la nostra, dove il tempo di cura non è equamente distribuito all’interno della coppia, gli investimenti sui servizi per l’infanzia impediscono che una donna si trovi a scegliere tra diventare madre, se lo desidera, e tornare a lavoro, che una donna sia costretta a rinunciare alla propria carriera lavorativa. Rappresentano quindi anche uno strumento a sostegno dell’occupazione femminile”.
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