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BYD apre fabbrica in Thailandia (e punta ad aggirare dazi Ue)

AttualitàBYD apre fabbrica in Thailandia (e punta ad aggirare dazi Ue)

Inaugurazione nello stesso giorno dell’avvio delle nuove tariffe

Roma, 3 lug. (askanews) – L’Unione europea alza le barriere contro una possibile invasione di auto elettriche cinesi, ma quanto queste barriere potranno reggere è dubbio. Una prima sfida per la politica d’innalzamento dei dazi viene da BYD, il gigante dell’auto elettrica cinese, che apre domani una nuova fabbrica ma non in Cina, bensì in Thailandia, con l’obiettivo di esportare le proprie vetture anche nel Vecchio Continente.

La prima casa roduttrice di auto a nuova energia, che non molti mesi fa ha superato Tesla, ha investito poco più di 450 milioni di euro per costruire un impianto di produzione a Rayong, una delle province della Thailandia. Si tratta di un paese in crisi, che ha bisogno come l’aria di investimenti stranieri, quindi permeabile a questo tipo di canto di sirena.

BYD ha anche chiarito che nel paese del Sudest asiatico i suo SUV Atto 3, che verrà prodotto a Rayong con una capacità annua di 150mila unità, costerà a pubblico tailandese 340mila baht (circa 8.600 euro), un prezzo scontatissimo. Ma la realtà è che la gran parte della produzione non sarà diretta al mercato interno tailandese, bensì all’estero e, soprattutto, all’Europa.

Non è un caso che l’inaugurazione della fabbrica è stata fissata per il primo giorno di applicazione dei nuovi dazi decisi dall’Ue, che ha aumentato le tariffe d’importazione dalla Cina di un’aliquota fino al 38% in aggiunta all’attuale 10%. Questo con l’accusa formale che le auto elettriche cinesi godono di massicci sussidi governativi che distorcono il mercato.

La Cina ha negato l’accusa e ha affermato che i nuovi dazi europei sono un’ennesimo atto di protezionismo economico nell’ambito di un conflitto commerciale che ha portato gli Stati uniti a imporre dazi superiori al 100% per le auto elettriche cinesi.

Attualmente il rischio di una massiccia invasione di auto elettriche cinesi non sembra esserci al momento in Europa. Secondo quanto scrive Nikkei Asia, solo il 10% delle esportazioni di questo prodotto è andato all’Europa occidentale nei primi quattro mesi di quest’anno. Questo a discapito dei mercati limitrofi alla Cina che, alla luce anche di un rallentamento del suo mercato interno, ha gli inventari carichi e tende a riversarli nei paesi del Sudest asiatico e a farsi una guerra al ribasso sui prezzi.

In Thailandia, per esempio, le nuove immatricolazioni di auto completamente elettriche sono aumentate del 31,64% da gennaio a maggio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, anche se le vendite complessive di veicoli sono diminuite del 23,8%.

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