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domenica, Gennaio 19, 2025

Cecilia Sala da Fazio: “Interrogata per 10 ore incappucciata e faccia al muro”

PoliticaCecilia Sala da Fazio: “Interrogata per 10 ore incappucciata e faccia al muro”

ROMA – “Il giorno prima di essere liberata mi hanno interrogata per dieci ore. Gli interrogatori avvenivano incappucciata, con la faccia al muro. A interrogarmi era sempre la stessa persona, parlava bene inglese e conosceva anche bene l’Italia, si capiva dai dettagli delle domande che mi facevano, mi hanno chiesto se preferivo l’impasto romano o napoletano della pizza. Bravissimo nel fare il suo lavoro spaventoso”.

Cecilia Sala ha raccontato così, durante la sua intervista a ‘Che tempo che fa’, il programma condotto da Fabio Fazio su Nove, alcuni dei momenti più intensi dei 21 giorni trascorsi nel carcere di Evin, a Teheran. La giornalista era stata arrestata il 12 dicembre mentre si trovava in Iran con un visto giornalistico regolare.

“IN UN INTERROGATORIO SONO CROLLATA”

“In un interrogatorio sono crollata, mi hanno dato una pasticca per calmarmi, io l’ho mandata giù e lì c’è stata una pausa perché non riuscivo ad andare avanti”, ha spiegato Sala. “L’interrogatorio è fatto di momenti in cui ti fanno rilassare, ti danno una sigaretta, e altri in cui ti stressano per farti crollare. L’isolamento non è solo nella cella, è anche questo, farti sentire sempre sola. Levarti le lenti a contatto, non vedere mai nulla, non parlare mai con nessuno, non vedere mai in faccia nemmeno chi ti interroga”.

LE CONDIZIONI DI DETENZIONE

Durante la prigionia, Sala ha vissuto in una cella di due metri per tre, sola per la maggior parte del tempo. Solo negli ultimi giorni ha ricevuto alcune concessioni: “Mi hanno dato le lenti, un libro e una compagna di cella. In quel momento ho pensato: ok, posso star qui altri due anni… Avevo chiesto il Corano in inglese perché pensavo non me lo potessero negare. Ho passato il tempo a contare le dita, a leggere gli ingredienti del pane in busta, a ripassare le tabelline”.

LE DIFFICOLTÀ PSICOLOGICHE

La giornalista ha anche raccontato come sta affrontando il ritorno alla normalità: “Ora riesco a dormire, aiutata. Ho dei momenti con picchi di euforia bellissimi. Poi ce ne sono altri di grande ansia che imparerò a gestire. Ma sono stata fortunatissima a stare lì dentro soltanto 21 giorni. Il recupero è sicuramente più rapido rispetto a chi è stato molti più giorni”.

MESSAGGI DALL’ESTERNO

Sala ha anche rivelato di aver capito di essere un ostaggio quando le è stata comunicata la notizia della morte dell’ex presidente americano Jimmy Carter: “Carter era il presidente della presa degli ostaggi nell’ambasciata Usa a Teheran, lì ho capito il messaggio”. Ha poi ricordato le telefonate sorvegliate con il compagno, Daniele Raineri: “Abbiamo un linguaggio in codice per cui riuscivo a passare delle informazioni nonostante la regola dica che non puoi parlare del tuo caso e non puoi parlare della detenzione né degli interrogatori”.

L’ULTIMO GIORNO E LA LIBERAZIONE

“Quando mi hanno detto ‘sei libera’ e mi hanno portato via delle persone dell’intelligence iraniana non ci ho creduto, pensavo fossero i pasdaran che si muovevano per conto loro, pensavo mi portassero in una loro base militare perché non si fidavano del carcere ufficiale. Quando sono arrivata all’aeroporto militare e mi hanno tolto la benda e ho visto il primo volto italianissimo, ho fatto il sorriso più bello della mia vita”, ha concluso Sala.

IL RUOLO DI MUSK?

Sulla sua liberazione, il New York Times ha suggerito che Elon Musk avrebbe avuto un ruolo. Sala ha smentito questa ipotesi: “Nessuno della mia famiglia, né Daniele, ha mai parlato con Musk. Daniele ha contattato il referente di Musk in Italia, Andrea Stroppa, per chiedere se potesse avere notizie, perché Musk in precedenza aveva incontrato l’ambasciatore iraniano all’Onu dopo che dal 1979 non c’erano contatti tra americani e iraniani. L’unica risposta che Daniele ha avuto da Stroppa è che era informato”.
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