13.6 C
Roma
mercoledì, Marzo 12, 2025

Hera, a Imola primo impianto in Europa di riciclo fibra carbonio

Iacono: “Tecnologia che unisce competitività e sostenibilità”...

Difesa Ue, europarlamentari Pd divisi: 11 astensioni e 10 sì a von der Leyen

Bruxelles, 12 mar. (askanews) – L’eurogruppo Pd...

Lollobrigida: per agricoltura dialogo, ascolto e azioni concrete

Roma, 12 mar. (askanews) – “Dialogo, ascolto...

Cia: con dazi a rischio pecorino Romano, vini, Prosecco e sidro

AttualitàCia: con dazi a rischio pecorino Romano, vini, Prosecco e sidro

Roma, 12 mar. (askanews) – Chianti e Amarone, Barbera, Friulano e Ribolla, Pecorino Romano, Prosecco e il sidro di mele. Sono i prodotti più a rischio di essere danneggiati nella guerra commerciale che rischia di aprirsi con l’arrivo dei dazi del presidente americano Donald Trump il 2 aprile prossimo. Sono più a rischio perché tanto dipendenti dall’export verso gli Stati Uniti. E lo stesso vale per regioni come Sardegna e Toscana che sono particolarmente esposte a perdite milionarie con le nuove tariffe a stelle e strisce. È quanto emerge dall’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, presentata stamattina alla X Conferenza economica a Roma, sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale.

Guardando ai prodotti Made in Italy che trovano negli Stati Uniti il principale sbocco, in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, al primo posto si colloca il sidro, una nicchia di eccellenza che destina il 72% del suo export al mercato americano, per un valore di circa 109 milioni di euro nel 2024.

Al secondo posto troviamo il Pecorino Romano, prodotto al 90% in Sardegna, il cui export negli Usa vale il 57% di quello complessivo, ovvero quasi 151 milioni di euro. Due produzioni molto ricercate dall’industria a stelle e strisce, con “l’Apple Cider” tra le bevande più popolari tra i millenial e il nostro formaggio di pecora utilizzato soprattutto per insaporire le patatine in busta.

Ma con i dazi al 25%, il florido settore americano di chips e snack (2,5 miliardi) potrebbe sostituire il Pecorino nostrano con altri prodotti caseari più convenienti. L’arrivo di nuove tariffe rischia dunque di tagliare di netto il loro mercato, con quote difficilmente rimpiazzabili in altre aree geografiche.

Discorso a parte sul vino italiano, per il quale gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, ma con “esposizioni” più forti di altre a seconda delle bottiglie. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono infatti i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare, lasciando strada libera ai competitor di aggredire una fetta di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno.

Anche per l’olio d’oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani, e così a scendere per i liquori (26%, 143 milioni). Meno esposti al mercato Usa risultano invece Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi (253 milioni), così come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi).

L’articolo Cia: con dazi a rischio pecorino Romano, vini, Prosecco e sidro proviene da Ragionieri e previdenza.

Check out our other content

Check out other tags:

Most Popular Articles