(Adnkronos) – Una riunione per fare il punto sulla gestione dei flussi migratori e poi la prima sessione del Consiglio europeo sull’Ucraina, prima di rientrare in hotel a causa di un “intenso stato influenzale”. La seconda giornata a Bruxelles di Giorgia Meloni si sviluppa così. La presidente del Consiglio, febbricitante, accoglie l’invito degli altri leader a concedersi qualche ora di riposo in albergo e chiede al primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, in quanto membro del Med5, di rappresentare l’Italia nel prosieguo dei lavori. Fonti di Palazzo Chigi sottolineano come Meloni, prima di lasciare l’Europa Building, non sia voluta mancare ai due appuntamenti più importanti, ovvero, la riunione informale sul fenomeno migratorio promossa insieme a Danimarca e Olanda e il dibattito sul conflitto tra Russia e Ucraina, che ha visto la partecipazione di Volodymyr Zelensky.
Difendere con le unghie e con i denti il protocollo d’intesa con l’Albania di Edi Rama sui migranti – oggetto di forti contestazioni in Italia dopo i provvedimenti della magistratura – e promuovere l’implementazione di “soluzioni innovative” per la gestione dei flussi migratori, rafforzando il quadro legale in materia di rimpatri: questi i ‘tasti’ toccati dalla premier nel corso del summit informale, al quale prendono parte anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e i leader di Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Svezia e Ungheria. La Commissione Ue presenterà nei primi mesi del 2025 le nuove norme in materia di rimpatri, ed è proprio von der Leyen a illustrare le principali linee guida contenute nella lettera sulla migrazione dello scorso lunedì. Meloni chiede una “rapida presentazione e finalizzazione” della nuova proposta legislativa e pone l’accento sulle “soluzioni innovative” nel contrasto all’immigrazione irregolare per spezzare il “modello di business” dei trafficanti di esseri umani: gli sforzi di accoglienza europea, spiega la presidente del Consiglio ai colleghi della Ue, vanno focalizzati nei confronti di chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale. Per i leader Ue serve un quadro normativo più chiaro ed efficace, e ciò passa anche per il rafforzamento dei concetti di Paese sicuro di origine e Paese terzo sicuro. Nella riunione, poi, si parla della possibile creazione di “returns hubs” (centri di rimpatrio) in Paesi terzi e di un rafforzamento dell’azione europea lungo le rotte migratorie con Unhcr e Iom in tema di rimpatri volontari assistiti.
Ma il dossier più caldo sul tavolo dei leader è certamente quello ucraino. Nelle conclusioni del Consiglio, i leader dei 27 Paesi Ue confermano l’impegno “incrollabile” dell’Unione a fornire un continuo sostegno “politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico” all’Ucraina “per tutto il tempo necessario e con la massima intensità necessaria”, perché “la Russia – scrivono – non deve prevalere”. Nel documento si chiede “l’urgente intensificazione degli sforzi, in particolare sulla fornitura di sistemi di difesa aerea, munizioni e missili, nonché sulla fornitura della formazione e delle attrezzature necessarie per le brigate ucraine”. La richiesta di Kiev è di almeno 19 sistemi di difesa aerea per proteggere le centrali elettriche dagli attacchi russi, come spiegato da Zelensky in conferenza stampa.
Il Consiglio accoglie “con favore” l’adozione del 15esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia e si prepara a rincarare la dose: l’Unione europea “resta pronta ad aumentare la pressione sulla Russia, anche adottando ulteriori sanzioni. Fatti salvi i diritti dell’Ue, i beni della Russia dovrebbero rimanere immobilizzati finché la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”, proseguono i leader. Dal canto suo, il presidente ucraino chiede di “unire gli sforzi internazionali” per una “pace giusta”: “Soprattutto dall’inizio del prossimo anno – avverte Zelensky – avremo davvero bisogno dell’unità tra gli Stati Uniti, l’Ue e i Paesi europei. Solo insieme gli Stati Uniti e l’Europa potranno davvero fermare Putin”, definito dal capo del governo di Kiev un “pazzo nazista” che “ama uccidere”.
L’apporto del nuovo inquilino della Casa Bianca sarà fondamentale per l’Ucraina e per l’esito del conflitto, non a caso Zelensky prova a ingraziarsi i favori del tycoon: “Penso che Donald Trump sia un uomo forte e lo voglio dalla mia parte”. Il presidente dell’Ucraina boccia invece l’ipotesi di una “tregua natalizia” ventilata dal primo ministro ungherese Viktor Orban (e salutata invece come “coraggiosa e plausibile” da Matteo Salvini): “Con tutto il rispetto per il popolo ungherese, il premier non ha un mandato personale per organizzare i negoziati, e i suoi rapporti con Putin sono un po’ troppo cordiali” per riuscire a “rimetterlo al suo posto”. Non basta, secondo Zelensky, un cessate il fuoco: “L’Ucraina ha bisogno di garanzie di sicurezza”, ovvero di un piano per impedire a Putin di muovere ancora guerra in futuro.
Un concetto espresso da Zelensky anche mercoledì sera nel corso della lunga riunione organizzata dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, con la presenza di Meloni e von der Leyen, oltre che del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e di altri leader Ue. In qualità di presidente del G7, durante il summit l’Italia ha ribadito il sostegno all’Ucraina e alla sua legittima difesa, con l’obiettivo comune di “costruire una pace giusta e duratura sulla base del diritto internazionale e dei principi della Carta delle Nazioni Unite”, hanno spiegato fonti di Palazzo Chigi. Per quanto riguarda i prossimi impegni, la presidente del Consiglio è attesa in Lapponia il 21 e 22 dicembre per il vertice Nord-Sud convocato dal premier finlandese. La trasferta di Meloni è a rischio a causa delle sue condizioni di salute, ma per il momento la missione resta in agenda, salvo comunicazioni di Palazzo Chigi che potrebbero arrivare nelle prossime ore.
(dall’inviato Antonio Atte)
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