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Crosetto duro su attacco a Unifil: possibili crimini di guerra

AttualitàCrosetto duro su attacco a Unifil: possibili crimini di guerra

“Non si tratta di errore”. Segnale da Italia giunto “dove doveva”

Milano, 10 ott. (askanews) – “Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane” contro la base Unifil 1-31 in Libano “potrebbero costituire crimini di guerra e sicuramente rappresentano delle gravissime violazioni alle norme del diritto internazionale umanitario”. Di sicuro “non si tratta di un errore” o di “un incidente”. Così in conferenza stampa trasmessa in streaming da Palazzo Chigi il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso “un fortissimo disappunto” e richiamato “ad astenersi da condotte aggressive contro le forze Unifil, sia il ministro della Difesa (israeliano) Gallant, sia in un colloquio formale con l’ambasciatore israeliano a cui ho detto di trasferire le mie parole al ministro della Difesa e al Capo di Stato Maggiore della difesa israeliano”.

“Italia e Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele” afferma il ministro della Difesa italiano, proprio mentre viene respinta dall’Unifil la richiesta di Israele di spostarsi cinque chilometri a nord del confine.

Non solo. L’Italia attende sull’attacco alla base Unifil da Tel Aviv “spiegazioni formali, reali, nei tempi più rapidi possibili”. Di sicuro non è stato un errore perché “si tratta di più colpi” e non di uno solo “partito per errore” appunto. “L’ambasciatore israeliano non era in grado di fornirci spiegazioni, l’addetto militare israeliano non era presente, – era tra l’altro a un evento organizzato dalla Marina Militare italiana e dal Ministero della Difesa a Venezia (fa notare Crosetto, riferendosi evidentemente al XIV Trans-Regional Seapower Symposium, ndr) – tornerà domani e dopo aver sentito lui stesso, il Ministero della Difesa, il Capo di Stato Maggiore israeliano ci fornirà formalmente spiegazioni di ciò che è avvenuto. Perché non si tratta di un errore e non si tratta di un incidente”.

Crosetto poi si dice certo che “il segnale che abbiamo mandato oggi, abbia avuto la giusta durezza e sia giunto dove doveva giungere e come doveva giungere”. Ma “siamo qua per dire che non possiamo tranquillizzarvi, non si tranquillizza nessuno in una situazione di questo tipo. La Difesa italiana e l’Italia seguono la vicenda, hanno fatto di tutto e faranno di tutto per garantire la sicurezza di qualunque persona che lavori per la pace in quell’area”.

Poi sul motivo dell’attacco alla missione Onu, ha ribadito: “Io non ho una mia spiegazione e se ce l’avessi non la direi, perché non posso lasciarmi alle interpretazioni, devo attenermi ai fatti e alla verità e quindi devo aspettare la risposta ufficiale da parte israeliana”.

A chi ventila la possibilità di un ritiro del contingente Unifil dal Libano, Crosetto spiega che “non è una scelta nazionale”. “Non esistono linee rosse nazionali, esistono decisioni che si prendono nella comunità internazionale”, precisa Crosetto. Resta però il fatto che l’Italia avrebbe preferito essere ascoltata prima e in qualche modo si fosse “intervenuti per rendere applicata la 1701 e quindi non consentire a Israele di poter dire che non essendoci applicazione, essendoci presenze di Hezbollah nei dieci chilometri al di là della Blue Line, loro erano tra virgolette costretti ad intervenire, per cui continuiamo a chiedere questa possibilità e l’alternativa alla guerra” afferma, spiegando poi: “L’alternativa alla guerra è la possibilità delle forze delle Nazioni Unite di svolgere il lavoro che la 1701 gli chiedeva di fare, quindi di fare un’area di almeno dieci chilometri di sicurezza, area di sicurezza significa: da cui non possono essere tirate bombe verso Israele, non possono partire attacchi o razzi verso Israele”.

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