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Dazi, Cereal Docks: tensioni su mercati soia e mais ma finora no rialzi

AttualitàDazi, Cereal Docks: tensioni su mercati soia e mais ma finora no rialzi

Milano, 17 mar. (askanews) – Gli effetti della guerra commerciale innescata dal presidente americano, Donald Trump, stanno creando tensioni e incertezza sui mercati delle materie prime agricole, come soia, mais e girasole, ma finora non hanno avuto ricadute effettive sui prezzi. E sul 2025, per quanto sia difficile fare previsioni data la volatilità del mercato, non dovrebbero esserci tensioni sul lato dell’offerta. A tracciare il quadro è Giacomo Fanin, business director di Cereal Docks, gruppo industriale di Camisano Vicentino, specializzato nella prima trasformazione agro-alimentare, per la produzione di ingredienti come farine, oli e lecitine derivati da semi oleosi e cereali. Attraverso i suoi 11 stabilimenti (7 stabilimenti produttivi e 4 centri di stoccaggio) il gruppo veneto trasforma ogni anno 3 milioni di tonnellate di materie prime di origine vegetale in ingredienti per i settori delle carni, del latte, dei prodotti da forno, dell’industria dolciaria e del pet food.

“Le tensioni sono iniziate da un po’ di anni, scatenate soprattutto dalla guerra russa in Ucraina. Lì si è visto il più importante rialzo. Ora devo dire che si registrano tante tensioni che non per forza si traducono in veri e propri rialzi, almeno fino ad adesso – ha detto Fanin – E’ vero che sono state annunciate tariffe al 10% su soia e mais americani da parte della Cina e dazi del 100% sempre da parte di Pechino sulla colza canadese. Questo per l’Europa, che è il mercato dove noi siamo attivi, potrebbe portare un po’ di scompensi ai tradizionali flussi e che l’approvvigionamento di alcune materie prime diventi più costoso, ma le materie prime americane di fatto non sanno dove andare in quanto la Cina è storicamente il primo mercato di destinazione, quindi, forse è una dinamica che in qualche modo si bilancia. L’abbiamo già visto nel primo mandato di Trump, quando aveva messo i dazi, i cinesi, che sono i più grossi importatori di materie prime, sono andati verso il Sud America e il Nord America ha dovuto anche scontare per l’Europa”.

Cereal Docks trasforma principalmente semi di soia, mais e girasole. “Fatto 100 il totale, la soia per noi rappresenta il 50%, il mais un altro 30%. E il restante 20% si divide in girasole, grano e altre culture come la colza – ha spiegato Fanin – Dei 3 milioni di tonnellate di materie prime agricole che trasformiamo in un anno, un terzo viene dall’Italia, dalla nostra filiera di 17.000 agricoltori, un terzo dalla vicina Europa, Ungheria, Romania, Serbia e Croazia, e un terzo dalle Americhe, Brasile e Stati Uniti”.

Nel corso dell’ultimo anno i prezzi di queste materie prime sono rimasti “tutti abbastanza stabili”, eccezion fatta per l’olio di girasole. Dopo l’impennata in coincidenza con lo scoppio della guerra in Ucraina, “era sceso a livelli anche più bassi di prima della guerra. Adesso è tornato un po’ su, proprio perché c’è un po’ di mancanza in Ucraina. Però devo dire che sulla soia e sul mais sono abbastanza stabili”.

Fanin non nega una certa preoccupazione, però, per l’incertezza che gli annunci degli ultimi mesi stanno generando e la difficoltà di fare previsioni. “E’ veramente difficile leggere il mercato e il contesto perché ogni giorno arriva una notizia che in maniera sclerotica fa reagire i mercati – ci ha detto – Bisogna lavorare con grande pragmatismo, strutturati, non farsi prendere né dal panico né dalla volontà di speculare. Noi da industriali non l’abbiamo mai fatto, proprio perché dobbiamo assicurare un approvvigionamento e bisogna rimanere concentrati su questo. Sicuramente queste tensioni, però, non aiutano nella quotidianità. Questa incertezza generale ormai diffusa è quasi la normalità, purtroppo”.

Per il 2025 la Banca Mondiale, nel suo Commodity markets outlook, ha previsto dei ribassi per i prodotti agricoli, con un calo complessivo del 4%. Anche in Cereal Docks c’è un cauto ottimismo su questo. “L’andamento dei prezzi delle materie prime che trattiamo dipenderà anche dall’andamento climatico, però vediamo che il Brasile farà il raccolto di soia più grande di sempre quest’anno, è in corso ora la raccolta – ha analizzato Fanin – Gli Stati Uniti, invece, sono in fase di semina adesso, siamo nell’emisfero nord, quindi lì bisognerà un po’ vedere come andrà. E anche in Europa ci sono delle buone previsioni sulle semine, sul totale di ettari seminati, quindi effettivamente la merce c’è e non ci sono tensioni dal punto di vista dell’offerta in questo momento”. Le uniche tensioni che per ora si avvertono “ma non riguardano noi”, sono sull’olio di palma, “dove c’è un forte aumento nell’utilizzo di biodiesel e quindi si sta alzando il prezzo di questa materia prima che arriva dalla Malesia e dall’Indonesia e che vede l’Europa come grande consumatore. Noi però non trattiamo olio di palma, quindi dal lato della nostra produzione non vedo tensioni possibili in questo momento”.

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