BOLOGNA – Documenti segreti e troppo ‘scomodi’ per finire nelle mani di Carabinieri e investigatori arrivati in via Poma per l’assassinio di Simonetta Cesaroni? Informazioni riservate, dei servizi segreti, che andavano ‘protetti’ da chiunque. È delle ipotesi investigative, scrive Repubblica, che avrebbe spinto il gip Giulia Arcieri di Roma a respingere la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura sul caso di Simonetta Cesaroni, la giovane segretaria contabile che venne uccisa il 7 agosto 1990 nell’ufficio in lavorava in via Poma. Venne malmenata e poi colpita con 29 coltellate. Poi il killer la spogliò e lasciò il cadavere nudo per terra, con indosso solo il reggiseno abbassato. Per la ragazza, 21 anni, si trattava dell’ultimo giorno di lavoro prima delle ferie. Quello di via Poma è un giallo rimasto per sempre irrisolto, per il quale negli anni sono stati sospettati (e poi scagionati) diversi colpevoli. Prima il portiere del palazzo di via Poma, Pietro Vanacore (fermato tre giorni dopo il delitto e rimasto quasi un mese in carcere), poi il datore di lavoro della ragazza e infine Raniero Busco, l’allora fidanzato della vittima, che è stato processato e assolto definitivamente nel 2014 dalla Corte di Cassazione (era stato invece condannato a 24 anni in primo grado nel 2011). A rendere questa vicenda contorta e clamorosa, a livello di opinione pubblica, è stato anche il suicidio di Pietro Vanacore, il portiere accusato ma poi scagionato, che avvenne nel 2010: dal delitto erano passati 20 anni e l’uomo si suicidò a pochi giorni da un’udienza in cui avrebbe dovuto comparire come testimone nel processo a Raniero Brusco. Si lasciò annegare e scrisse su un biglietto: “20 anni di sofferenze e di sospetti ti portano al suicidio”.
LA NUOVA PISTA DEI SERVIZI SEGRETI
Ora spunta anche la ‘pista’ dei servizi segreti. E la gip, nel respingere la richiesta di archiviazione, ha ordinato nuove indagini. Secondo quanto emerso durante gli ultimi accertamenti, negli uffici dell’Aig (Associazione italiana alberghi della Gioventù) dove lavorava Simonetta Cesaroni, sarebbero stati conservati dei documenti riservati, di proprietà dei servizi segreti. Ed è per questo che, almeno nelle prime fasi di indagini, i servizi potrebbero essere entrati in campo.
VIA A NUOVE INDAGINI
Il giudice chiede in particolare ai pm di fare luce sui servizi segreti, sulle inchieste passate e anche sul celebre colpo di Massimo Carminati al caveau della cittadella giudiziaria del 1999. La procura, per eseguire le indicazioni del giudice, dovrà ascoltare e riascoltare molte persone, in alcuni casi ‘vecchi’ protagonisti della vicenda in altri testimoni mai ascoltati prima. Tra questi, scrive Repubblica, dovrebbe essere convocato Carmine Belfiore, ex questore di Roma e numero due della polizia, e Sergio Costa, ex 007 e genero dell’allora capo della polizia Vincenzo Parisi.
La stessa gip Giulia Arcieri considera “del tutto verosimile” questa pista, che potrebbe aver mirato a coprire “soggetti e/o interessi dei servizi segreti (…) come le persone in rapporti con l’Aiag”, l’associazione per cui lavorava Cesaroni. Caracciolo Di Sarno, che era il presidente dell’associazione, potrebbe essere stato a conoscenza del contenuto di quei fogli. Non potrà dirlo, perchè è morto.
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