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martedì, Novembre 26, 2024

Europa attende il “ciclone” Trump, preoccupazioni e riposizionamenti

AttualitàEuropa attende il "ciclone" Trump, preoccupazioni e riposizionamenti

Meloni punta ad amicizia con Musk, che però potrebbe crearle imbarazzi

(Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli) Roma-Bruxelles, 8 nov. (askanews) – Se sull’Europa arriverà il ciclone Trump è presto per dirlo. Ursula von der Leyen ha subito cercato di tendere la mano tra due soggetti, Usa e Ue, che “sono più che semplici alleati” perché uniti da un “legame profondo” che deve proseguire in “un partnerariato transatlantico che continui a dare risultati per i nostri cittadini”. Ma al di là delle parole, l’elezione del tycoon molte preoccupazioni e qualche effetto nel Vecchio Continente già li ha provocati.

Innanzitutto le preoccupazioni: clima, Ucraina, dazi sono i tre temi su cui maggiormente potrebbe incidere il cambio dell’amministrazione americana. Sul clima si sa come la pensa Trump, con tesi al limite del negazionismo e una netta contrarietà agli accordi di Parigi. La sua visione della questione porterà anche un cambio di rotta concreto? Non è detto, secondo un ministro italiano: “Le elezioni americane – spiega – non vanno valutate con il nostro metro. Hanno un sistema con una resilienza molto alta e programmi di lungo periodo e non prevedo che sulle grandi questioni, come il clima, la linea stabilita cambierà di molto”. Sull’Ucraina Trump ha sempre detto di essere in grado di arrivare alla pace in breve tempo. Il problema è quale pace. E su questo – assicura una fonte Ue – la posizione di Bruxelles non cambierà: dovrà essere “pace giusta”. Ma nel caso di un disimpegno Usa nel sostegno militare l’Ue sarebbe in grado di proseguire da sola? Capitolo dazi. Il tycoon ha promesso misure di protezione tra il 10 e il 20% del valore delle merci. Un danno significativo per l’Italia e per la Germania (nostro primo mercato di sbocco, gli States sono il secondo). “Dovremo negoziare”, ha ammesso Mario Draghi.

E parlando di Germania arriviamo agli effetti concreti. Non è certo la rielezione di Trump ad aver causato la crisi di governo – da tempo strisciante – e la cacciata del ministro delle Finanze Christian Lindner da parte del cancelliere Olaf Scholz. “Ma sicuramente la previsione di un cambiamento del quadro politico globale ha impresso un’accelerazione”, ragiona una fonte diplomatica. Di fronte all’allerta ciclone Trump, l’ormai debole cancelliere mercoledì ha subito cercato al telefono Emmanuel Macron, pure lui in crisi di consenso con sondaggi ai minimi storici. Per entrambi il timore è quello di uno sfaldamento dell’Unione. Per questo entrambi hanno lanciato un appello per “un’Europa più unita, più forte e più sovrana”. Il timore, infatti, è che Trump voglia procedere a stringere rapporti privilegiati con alcuni Paesi, indebolendo così la struttura europea, già non solidissima.

In quest’ottica sono iniziati i posizionamenti. Viktor Orban, che in questi giorni ha ospitato i leader a Budapest, è stato l’unico aperto sostenitore di Trump all’interno del Consiglio europeo (rimodellando anche l’acronimo MAGA in MEGA) e punta a farsi interlocutore principale tra Washington e Bruxelles. “Il più grande ritorno nella storia politica degli Usa! Congratulazioni al presidente Donald Trump per la sua enorme vittoria. Il mondo ne aveva molto bisogno”, ha commentato subito con entusiasmo. Ma lo stesso piano è anche quello che ha in testa Giorgia Meloni. Il suo ruolo, e il buon rapporto instaurato con Biden, le avevano consigliato prudenza in campagna elettorale e anche nel primo messaggio di congratulazioni inviato su X non aveva mostrato particolare entusiasmo. Poi mercoledì ha sentito il presidente eletto, confermando “la solida alleanza” ed esprimendo – entrambi – “la volontà di lavorare in stretto coordinamento su tutti i principali dossier internazionali, a partire dalla guerra in Ucraina e dalla crisi in Medio Oriente, con l’obiettivo comune di promuovere stabilità e sicurezza, anche nel quadro dei rapporti con l’Unione europea”. Dalla sua Meloni si giocherà la carta Elon Musk: con il proprietario di X e Tesla – che ha anche interessi economici in Italia – c’è un rapporto solido, culminato nella consegna del “Global Citizen Award” alla premier nel settembre scorso. “Nelle scorse ore – ha scritto mercoledì su X – ho sentito l’amico Elon Musk. Sono convinta che il suo impegno e la sua visione potranno rappresentare un’importante risorsa per gli Stati Uniti e per l’Italia, in uno spirito di collaborazione volto ad affrontare le sfide future”. Un’amicizia ingombrante, che rischia di creare imbarazzi. Vedi quello “Scholz è un cretino”, postato giovedì dal miliardario.

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