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Ferrero entra nel plant based con Nutella: 10 anni di ricerca per il lancio

AttualitàFerrero entra nel plant based con Nutella: 10 anni di ricerca per il lancio

Creme spalmabili 100% vegetali valgono 30 mln ma crescono a doppia cifra

Milano, 3 set. (askanews) – Dieci anni di ricerche, tentativi e fallimenti nel polo di Alba prima di mettere a punto la ricetta che in questi giorni arriva sugli scaffali dei supermercati. La Nutella 100% vegetale segna il debutto di Ferrero nel mercato plant based, un segmento che per quanto riguarda le creme spalmabili vale 30 milioni in Italia sul totale di 500. “E’ un mercato ancora molto piccolo” ha ammesso Stefano Lelli Mami, region marketing manager Nutella Italia in occasione della presentazione a Milano, ma il tasso di crescita nel breve periodo è stato del 31%. “Noi vogliamo entrare in questo mercato ed essere come sempre leader – ha aggiunto – Poi sarà il consumatore a dire quale sarà il prodotto migliore. Speriamo di averne fatto uno che piaccia a tutti”. Al momento i principali produttori sono europei e Ferrero con questo lancio punta ad allargare le dimensioni di un mercato, che guarda prevalentemente alla prima colazione (5,9 miliardi il valore del mercato italiano) ma non esclude altre occasioni di consumo.

Per creare un prodotto col 100% di ingredienti vegetali l’azienda di Alba ha dovuto di fatto eliminare il latte in polvere dalla ricetta. Ma la sfida, lunga un decennio come ci ha raccontato chi ha lavorato allo sviluppo della ricetta, è stata trovare un’alternativa che nel gusto e nella consistenza non alterasse il prodotto, a cui i consumatori sono molto affezionati. Tra i legumi i tentativi sono stati diversi, con lenticchie, fagioli e fagioli rossi ma alla fine la scelta è ricaduta sui ceci insieme a uno sciroppo di riso disidratato che di fatto è anch’esso una polvere. Una volta individuati gli ingredienti vegetali si è lavorato al bilanciamento della ricetta per trovare un equilibrio con gli altri che restano inalterati, inclusi l’olio di palma e le nocciole, caratteristici del prodotto. Sostituire il latte in polvere ha richiesto anche investimenti lungo la linea produttiva per mettere a punto un processo tecnologico nello stabilimento di Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, che garantisse quella che in azienda chiamano “Nutella experience”. Per quanto riguarda l’origine delle materie prime, a oggi arrivano da fornitori italiani ma in futuro, per quanto riguarda i ceci, ci si rivolgerà anche al mercato turco.

“L’obiettivo è quello di dare la possibilità a sempre più italiani di iniziare la giornata con Nutella. É un prodotto adatto a chi è intollerante al lattosio, a chi è flexitariano, cioè a quella popolazione che negli anni ha deciso di limitare il consumo di prodotti a base animale – ha sottolineato Lelli Mami – Oggi i flexitariani sono circa il 25% della popolazione italiana, una parte cospicua, e sicuramente poi c’è quel 30% di italiani intolleranti al lattosio”. Il prodotto è certificato anche vegano “ma sono solo il 2% della popolazione, la Nutella plant based è pensata anche per loro ma il nostro bacino è principalmente quello dei flexitariani, mercato nettamente in crescita. Già da cinque anni vediamo delle crescite molto forti”.

Il lancio, che cade nell’anno del 60esimo compleanno della crema spalmabile Ferrero, nasce per rispondere a una sensibilità verso i prodotti vegetali che “è abbastanza sentita in tutta Europa, per questo abbiamo deciso di fare questo prodotto con una mentalità più globale che locale. Ora partiamo da Italia, Francia e Belgio e poi a partire da gennaio Germania e altri Paesi europei”, ha spiegato il manager. Il posizionamento della nuova arrivata nella famiglia Nutella in termini di prezzo (4,49 quello consigliato per il vasetto da 350 grammi) “è poco più alto rispetto alla media di Nutella, perché in questo caso siamo appena partiti dunque non abbiamo tutte le economie di scala che abbiamo con Nutella che invece ha un rapporto qualità-prezzo molto buono, molto competitivo. Gli altri player sono più piccoli e quindi hanno prezzi più alti perché non hanno economie di scala”.

Ultima nota: 100% vegetale non vuol dire necessariamente più sostenibile. Gli obiettivi in termini green, confermano dall’azienda, sono gli stessi della sorella maggiore. Qui l’obiettivo è di mercato: allargare la platea di consumatori che già nel mondo è molto affollata.

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