Light box dell’artista catalano, sulle collezioni dell’ICCD
Venezia, 13 mar. (askanews) – Fotografia oltre la fotografia, in un movimento di suggestioni che coinvolgono lo spettatore a livello emotivo, ma anche di ragionamento sullo stesso medium fotografico. Il Museo Fortuny di Venezia ospita la mostra “Joan Fontcuberta. Cultura di polvere”, esito del dialogo dell’artista catalano con le collezioni storiche dell’ICCD di Roma. Fontcuberta ha scelto di operare su alcune lastre fotografiche deteriorate provenienti dal Fondo Chigi, fotografandone dei dettagli e andando a creare un nuovo e diverso universo visivo. La direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, Chiara Squarcina, ci ha parlato della relazione tra Fontcuberta a Mariano Fortuny, cui il museo è dedicato. “C’è un profondo legame tra i due personaggi, tra Mariano e Fontcuberta – ha detto ad askanews – ma quello che a noi ha colpito più di tutti è stata la genialità di questo artista che ha saputo vedere oltre un’opera che era destinata a non essere più utilizzata. Lui ha quindi l’idea del dinamismo intellettuale e quello che lega profondamente queste due figure, lontano nel tempo ma vicino nell’animo e nella genialità. Quindi avere Fontcuberta qui al Fortuny è stato come proseguire il cammino creativo di Mariano”.L’esito è affascinante, rimanda a suggestioni pittoriche espressioniste, ma anche alla logica del surrealismo, così come a una riflessione alternativa sull’idea stessa di paesaggio. E le immagini hanno la concretezza del supporto fotografico, ma pure la sfuggente inafferrabilità delle light box, che creano una dimensione di sogno, aperto a molte possibili interpretazioni. “Fontcuberta suggerisce, non impone – ha aggiunto la direttrice – lui ha colto un particolare, lo ha sviluppato, lo ha amato e lo ha condiviso con l’osservatore, che a sua volta intuisce e capta qualcosa di completamente personale”. Che porta anche a rimettere in moto il sentimento stesso della fotografia come attore della scena del contemporaneo.