L’impegno di Too good to go con l’Etichetta consapevole diffusa in 15 Paesi
Milano, 17 nov. (askanews) – In fatto di sprechi alimentari gli italiani sembrano essere consapevoli dell’impatto di questo fenomeno e dicono di conoscere la distinzione tra “da consumare entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”. Ma quando di tratta di passare dalla teoria alla pratica, c’è un 30% di loro che ammette di buttare il cibo andato oltre il termine minimo di conservazione (il “da consumarsi preferibilmente entro”), affidandosi poco ai propri sensi. A scattare la fotografia, in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (Serr), che si celebra dal 16 al 24 novembre, Too Good To Go, azienda danese vende le eccedenze alimentari a prezzi ridotti, ha condotto un sondaggio, in collaborazione con Opinium, indagando sulla corretta interpretazione delle etichette alimentari da parte degli italiani e sull’utilizzo dei propri sensi quando si tratta di cibo.
A tal proposito va ricordato che in Europa secondo dati Eurostat, il 54% dello spreco alimentare complessivo si genera all’interno delle nostre case e il 10% di questo è dovuto a un’errata comprensione delle date di scadenza sulle etichette dei prodotti alimentari. Occorre, infatti, prestare attenzione e capire quali sono le principali differenze tra le due etichette esistenti. Mentre la data di scadenza “da consumare entro” serve a garantire la sicurezza alimentare, motivo per il quale oltre la data indicata il prodotto non dovrebbe più essere consumato, la dicitura “da consumare preferibilmente entro” riguarda invece il termine minimo di conservazione degli alimenti, e quindi si riferisce alla data di miglior qualità del prodotto. In questo secondo caso, se conservati correttamente, gli alimenti possono essere consumati anche dopo tale data, affidandosi ai propri sensi per evitare un inutile spreco di cibo.
Secondo l’indagine condotta da Too Good To Go, sebbene l’81% dei consumatori italiani si dichiari consapevole del significato dell’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro”, quasi un terzo (30%) ammette di buttare spesso o sempre il cibo una volta superata tale data. Tra i più “spreconi” gli appartenenti alla Generazione Z (42%) mentre i Millennials (21%) sembrano essere i più attenti. Proprio i Millennials sono anche i più inclini a utilizzare i propri sensi come strumento principale per valutare lo stato dei prodotti (67%) a differenza invece della maggior parte degli italiani (65%) che si affida principalmente alle etichette e che dichiara di non fidarsi completamente del proprio buon senso quando si tratta di cibo (52%).
Per affrontare questo problema, Too good to go ha lanciato nel 2021 l’iniziativa “Etichetta consapevole” in collaborazione con alcune delle principali aziende di beni di consumo del mondo, invitando le persone a utilizzare i propri sensi e a osservare, annusare e assaggiare un prodotto che ha superato la data “da consumarsi preferibilmente entro” per valutarne lo stato. A oggi, In Italia, l’etichetta “Osserva, annusa, assaggia” conta 47 brand aderenti al progetto ed è presente su oltre 300 referenze, venendo stampata annualmente su oltre 390 milioni di confezioni. Secondo l’indagine di Too good to go, più di un terzo degli intervistati (36%) dichiara di aver visto o sentito parlare dell’etichetta, in modo particolare anche in questo caso, i Millennials (58%).
“Oggi l’Etichetta Consapevole di Too Good To Go è presente in 15 Paesi, vanta 532 partner attivi in tutto il mondo, ed è stampata su 6 miliardi di prodotti ogni anno – spiega Mirco Cerisola, country director di Too good to go Italia – Siamo orgogliosi di lavorare con così tante aziende e di riuscire a generare un così grande impatto in modo allargato, guidando i consumatori verso comportamenti più consapevoli, attenti e sostenibili per il Pianeta”.