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Il voto sul filo in Abruzzo ultimo test per la Lega di Salvini

Primo PianoIl voto sul filo in Abruzzo ultimo test per la Lega di Salvini

Campagna a tappeto per scongiurare flop Sardegna. “Vediamo se anche Fdi tiene”

Roma, 10 mar. (askanews) – Quando una partita si gioca sul filo di poche migliaia di voti, come è stato alle Regionali in Sardegna e come potrebbe di nuovo ripetersi oggi in Abruzzo, è fisiologico che gli occhi siano puntati verso l’anello debole della coalizione, quello in caduta libera soprattutto da quando Fdi guidato da Giorgia Meloni è diventato il primo partito del centrodestra. Dopo lo scarsissimo 3,9% ottenuto dalla Lega sull’isola, dove Paolo Truzzu è uscito sconfitto, un crollo del partito di Matteo Salvini anche in Abruzzo potrebbe costare la sconfitta del governatore uscente Marco Marsilio, candidato del centrodestra.

In Fdi in campagna elettorale è scattato l’allarme, fatto trapelare anche sulla stampa nei vari retroscena. Se la Lega va sotto il 5% il candidato del campo largo Luciano D’Amico potrebbe spuntarla. Perché è vero che, a guardare i risultati delle ultime elezioni politiche, molti dei voti che portarono la Lega a essere primo partito nel 2019, sia alle Regionali in Abruzzo che alle Europee, non sembrano usciti dal centrodestra contribuendo al successo di Meloni e alla crescita di Fi. Ma nelle elezioni locali le variabili sono troppe per affidarsi soltanto alla teoria dei vasi comunicanti e alle somme aritmetiche.

Alle Regionali del 2019 la Lega in Abruzzo ottenne il 27,5% e nello stesso anno alle Europee raggiunse l’ormai mitologico 34,3%. Alle Politiche il partito di Salvini nella Regione si è fermato poco sopra l’8% e ora si parla di cifre anche inferiori. Salvini lo sa bene tanto che ha battuto per giorni in lungo e in largo l’Abruzzo sia in veste di ministro con una tappa dell’iniziativa sulle infrastrutture ‘L’Italia dei sì’, sia in veste di leader di uno dei partiti di governo. Fino a chiudere la campagna con il suo partito al Pala Becci di Pescara, dove si è celebrata la festa della Lega. Sull’Abruzzo si gioca anche la partita del segretario all’interno del Carroccio dove, di fronte a risultati elettorali impietosi, cresce il malcontento degli ambienti nostalgici della Lega Nord che fu.

“Secondo me in Abuzzo si vince e si vince bene. Non sono uno scommettitore; sull’Abruzzo ho scommesso un caffè la squadra è compatta, non ci sono stati i litigi e le divisioni che ci sono stati in Sardegna…Abbiamo lavorato bene e penso che domenica vinceremo e la Lega avrà un ottimo risultato”, ha ostentato Salvini in una delle innumerevoli tappe toccate in campagna elettorale. Il riferimento è alle divisioni sulla candidatura in Sardegna con la Lega che chiedeva la conferma dell’uscente Christian Solinas e Meloni che ha imposto il suo Paolo Truzzu uscito sconfitto con meno voti di quelli ottenuti dalla coalizione.

All’indomani, non è mancata qualche velata accusa di aver sobillato il voto disgiunto per ‘punire’ l’uomo voluto a tutti i costi dalla premier ma questa volta il risultato sarà netto: non esiste in Abruzzo la possibilità di votare un partito e un presidente di coalizioni differenti. In caso di sconfitta di Marsilio, c’è da scommettere che non mancherà qualche accusa incrociata. Se Fdi fa trapelare preoccupazione per la tenuta della Lega indicandola come ago della bilancia nella contesa abruzzese, il Carroccio rilancia. “Bisogna vedere se Fdi tiene la percentuale ottenuta alle Politiche, se non tiene, come accaduto in Sardegna, sarà difficile per Marsilio farcela”, è l’analisi di un esponente di spicco della Lega.

Il clima tra gli alleati è questo. E, al di là delle elezioni regionali, si accenderà ancora di più in vista delle elezioni europee dove il divario tra Meloni e Tajani da una parte e Salvini dall’altra è in questo momento molto marcato con la Lega che non perde occasione per attaccare pubblicamente “le politiche folli della sciagurata e sinistra Commissione”, guidata da Ursula von der Leyen. L’ultima volta lo ha fatto giovedì proprio mentre il Ppe la incoronava candidata unica a un secondo mandato. Una candidatura che sembra orientata ad avere l’appoggio anche di Meloni che in Europa guida il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei.

Nè può essere considerato un caso il preavviso di regolamento di conti interni alla Lega scattato nell’ultimo giorno di campagna elettorale abruzzese. Da un lato la Liga veneta ha espulso l’europarlamentare Da Re che pubblicamente ha apostrofato come “cretino” il capitano per la sua linea politica. Dall’altro, un attimo dopo il “comitato per il Nord” raccolto intorno a Umberto Bossi di cui Da Re fa parte, un attimo dopo l’espulsione ha profetizzato l’imminente detronizzazione del Capitano e l’avvento di Fedriga al timone di via Bellerio, condicio sine qua no per evitare imminenti diaspore. Quando? Sicuramente il voto proporzionale di giugno per le Europee sarà spartiacque. Ma già stanotte il verdetto abruzzese in un senso o nell’altro ha sapore di antipasto

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