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In attesa dell’investitura di Trump, per il suo popolo è già il nuovo Messia

PoliticaIn attesa dell’investitura di Trump, per il suo popolo è già il nuovo Messia

ROMA – La testa ferma e non mossa in quel microsecondo e invece di colpire l’orecchio destro il proiettile avrebbe ucciso Donald Trump. Sono giorni ormai che sull’attentato si è letto di tutto e di più. Ora tutti sono in attesa del discorso che Trump terrà stasera ai delegati repubblicani riuniti a Milwaukee per nominarlo ufficialmente candidato dei repubblicani alla Presidenza degli Stati Uniti.

Un discorso pacato o di combattimento? Si vedrà. Per molti militanti repubblicani, intervistati da più media, i responsabili sono gli odiati Democratici di Joe Biden, loro i nemici da combattere e possibilmente distruggere. D’altra parte è stato lo stesso Trump, immortalato in diretta mondiale, ad incitare il suo popolo a ‘combattere, combattere’ perchè lui non si arrenderà mai, fino alla fine lotterà per far tornare l’America di nuovo grande: MAGA, make again great America, lo slogan mandato a memoria dai fedeli. L’aspetto religioso, quasi da setta, è una delle caratteristiche analizzate per cercare di inquadrare il fenomeno Trump. Lui stesso, sull’attentato, ha parlato di miracolo: “Dio mi ha salvato” ha detto.

E non c’è alcun dubbio che il popolo, quello che lui è riuscito a raccogliere attorno alla sua persona e che nel corso degli anni ha fatto fuori (politicamente) qualsiasi esponente repubblicano che non si riconoscesse in Lui, adesso è ancora di più il suo popolo, e lui il nuovo Messia.

Dizionario alla mano: “L’unto del Signore: il salvatore promesso… per dar vita alla nuova alleanza con Dio e iniziare una nuova epoca di pace e prosperità sino alla fine del mondo”. E sta qui, a mio avviso, la terribile spaccatura che si registra nel popolo americano, ormai spaccato a metà, con una parte che considera nemica l’altra.

Tra le due anime non c’è dialogo possibile, una crede ciecamente al Messia, tutto il resto è menzogna e falsificazione; l’altra si batte per contrastare quello che considera il Male, una nuova figura di dittatore capace di dare il colpo definitivo al sistema democratico.

Non c’è possibilità di dialogo, ognuno è alla ricerca spasmodica di nuovi ‘voti’ contro il nemico. C’è una guerra civile in atto, che potrà sembrare meno cruenta di una battaglia a cielo aperto ma lo stesso terribile e senza esclusione di colpi. Sono preoccupato per il nostro paese, vero che l’Italia, provincia dell’Impero, arriva sempre dopo, ma quasi sempre replica quanto succede in America.

E qualche segnale, di estrema polarizzazione e volontà di scontro, lo si è già visto. Mi ha colpito, leggendo le loro interviste, quello che pensano i giovani americani che tifano e voteranno Trump. Nelle interviste le risposte che danno sono terra terra, hanno bisogno di trovare un nemico da incolpare perché la loro vita è diventata dura, rispetto ai racconti che magari sentono dai loro genitori e parenti di quando l’America era il paradiso. “Mi chiedo se dovrò vivere per sempre con i miei genitori perché la nostra economia fa schifo – dice la giovanissima Carroll- io e il mio fidanzato siamo cristiani, stiamo insieme da tre anni e non vedo l’ora di sposarlo. Mi chiedo quando succederà perché adesso non possiamo permetterci nemmeno di affittare un appartamento nella mia piccola città”.

Oggi lavora e con i circa 1.000 dollari che guadagna riesce solo a pagare la benzina e l’assicurazione dell’auto, ma ricorda che sotto Trump “la benzina costava pochissimo” ora è più che raddoppiata “per colpa di Biden”.

Insomma, la giovane Carroll è straconvinta che sotto Trump avrebbe avuto un futuro roseo mentre è strasicura che con i Democratici è già l’inferno. Tra i tanti giovani intervistati molti sono stati conquistati dall’immagine di Trump come antisistema, quello che vuole distruggere quanti stanno complottando per svendere l’America agli altri. Gratta gratta, far tornare grande l’America alla fine significa riportarla nelle mani della sola razza bianca, timorata di Dio (quello che loro stessi leggono nella Bibbia, non quello raccontato dai preti del Vaticano), pronta ad impugnare le armi per togliere di mezzo tutti i nemici.

Cambiamento climatico, lotta per estendere i diritti alle minoranze, migranti che scappano per una vita migliore, come quella promessa nel sogno americano? Chissenefrega, tutte balle, di diritti ce ne sono già troppi, ora servono muri e filo spinato. In un paese di 350 milioni di persone che, dati alla mano, hanno già in casa o portano addosso 600 milioni di armi di vario tipo, voi capite che la situazione non rischia di diventare esplosiva, lo è già. Ricordando la massima del grande Stanislaw Jerzy Lec: “Il peggior sporco è quello morale: istiga ad un bagno di sangue”.

L’articolo In attesa dell’investitura di Trump, per il suo popolo è già il nuovo Messia proviene da Agenzia Dire.

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