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giovedì, Gennaio 2, 2025

Intelligenza artificiale? Un italiano su tre non ne sa nulla e due su tre non si fidano di quella generativa

PoliticaIntelligenza artificiale? Un italiano su tre non ne sa nulla e due su tre non si fidano di quella generativa

ROMA – Anche se due terzi degli italiani sono preoccupati per l’utilizzo illecito di dati personali e la diffusione di fake news e di contenuti manipolati, cresce l’attenzione verso l’intelligenza artificiale generativa e il suo potenziale. Il grado di apertura verso questa tecnologia si muove di pari passo con la sua conoscenza. Chi ha già utilizzato qualche strumento di intelligenza artificiale generativa si dimostra decisamente più ottimista riguardo al suo potenziale: il 72% ritiene che possa migliorare prodotti e servizi aziendali, il 68% vede un miglioramento nelle esperienze lavorative e il 62% crede che possa avere un impatto positivo sulla società. I margini di crescita sono ancora ampi visto che un italiano su tre (32%, rispetto alla media europea del 29%) afferma di non conoscere alcuno strumento dell’Ia. Questa percentuale scende drasticamente tra i giovani, soprattutto sotto i 25 anni (4%) e tra gli under 35 (15%), evidenziando un netto divario generazionale in termini di conoscenza. In più, tra coloro che hanno utilizzato una soluzione di intelligenza artificiale generativa, quasi la metà (il 47%) lo ha fatto solo per attività personali mentre uno su cinque lo ha fatto solo per attività lavorative. Sono queste le evidenze principali che emergono dal report della Deloitte “Trust in the era of generative Ai”, con un focus dedicato anche all’Italia.

“Nel lungo periodo- dichiara Lorenzo Cerulli, responsabile per l’intelligenza artificiale generativa del dipartimento Central Mediterranean della Deloitte- le capacità dell’intelligenza artificiale generativa consentiranno di trasformare intere aree di business e apportare significativi miglioramenti nella vita dei cittadini, non solo dal punto di vista lavorativo”.Per Cerulli, “l’opportunità e la sfida principale, soprattutto per le imprese, è quella di comprendere e massimizzare il valore di questa tecnologia rivoluzionaria, governandola secondo gli obiettivi da raggiungere e mitigando i rischi che possono presentarsi. Una sfida che senza dubbio avrà importanti ricadute in futuro sull’intera società e a vincerla saranno coloro in grado di sfruttare il vantaggio competitivo generato dall’intelligenza artificiale”.

Chi ha utilizzato soluzioni di intelligenza artificiale generativa è più ottimista riguardo al suo impatto rispetto a chi non l’ha mai usata, sottolineando come il grado di apertura sia fortemente influenzato dalla dimestichezza con questa tecnologia. Il 72% degli utilizzatori ritiene che l’intelligenza artificiale generativa possa migliorare prodotti e servizi aziendali, contro il 62% dei non-utilizzatori. Inoltre, il 68% crede che migliori l’esperienza lavorativa (rispetto al 52% dei non-utilizzatori), e il 62% vede benefici per la società (contro il 46%). Gli utilizzatori ritengono anche che l’intelligenza artificiale generativa produca risultati affidabili (65%) e precisi (61%), rispetto ai non-utilizzatori (46% e 45%). Nel nostro Paese, inoltre, tra gli utilizzatori si rileva una significativa apertura rispetto alla media europea, per quanto riguarda la fiducia sia nelle capacità del governo di regolare l’intelligenza artificiale generativa (60% contro il 50% della media europea) sia nell’uso responsabile da parte delle imprese (il 62% contro il 51%).Per aumentare la fiducia nell’intelligenza artificiale generativa, sia gli utilizzatori che i non-utilizzatori considerano cruciale proteggere dati personali (rispettivamente 66% e 67%), mantenere un controllo umano sui risultati (64% per entrambi), avere uno storico di risultati affidabili (61% contro 62%) e comprendere come l’intelligenza artificiale generativa arrivi alle sue conclusioni (56%). Gli italiani che usano l’intelligenza artificiale generativa si fidano maggiormente dei risultati per attività private o di svago, percepite come meno rischiose, rispetto a quelle svolte da professionisti di determinati settori. Il 71% si fida dell’intelligenza artificiale generativa per generare riassunti a scopo personale, ma il grado di affidabilità crolla al 46% per gli articoli giornalistici. Il 66% la ritiene utile per semplificare le leggi esistenti, ma solo il 44% la userebbe per scrivere nuove normative. Solo il 52% si fiderebbe infine di enti governativi che usano l’intelligenza artificiale generativa per determinare l’accesso al welfare.

La familiarità con la tecnologia influenza anche il grado di diffidenza e preoccupazione. I principali timori legati all’uso dell’intelligenza artificiale generativa risultano infatti maggiormente avvertiti dai non-utilizzatori rispetto a chi la utilizza più o meno abitualmente. Le tre preoccupazioni principali sono l’uso e la diffusione dei “deepfake” (66% in generale, 71% tra i non-utilizzatori, 63% tra gli utilizzatori), la diffusione della disinformazione (63%, con 69% tra i non-utilizzatori e 61% tra gli utilizzatori) e l’uso illegale e la manipolazione dei dati personali (62%, con 68% tra i non-utilizzatori e 59% tra gli utilizzatori).
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