Usa, Medio Oriente, diplomazia italiana e cristiani nel mondo
Roma, 22 gen. (askanews) – Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani parla di strategia, Israele e politica industriale in questa intervista al direttore di askanews, Gianni Todini. Ursula von der Leyen, nel suo intervento al World Economic Forum, ha detto che siamo entrati in una “nuova era di dura concorrenza geostrategica” e che l’Europa “deve cambiare marcia”. Per lei cosa su cosa è oggi, prioritario, negoziare, essere pragmatici, “oltre i blocchi e i tabù”, per dirla sempre con la presidente della Commissione europea, tra Americhe e Asia?”E’ ovvio” risponde il ministro degli Esteri “che l’Europa debba cambiare marcia perché senza un salto di qualità rischia di essere marginale fra Usa, Russia, Cina, India anche se è il mercato più ricco del mondo. Deve concludere intanto il suo percorso verso il mercato interno, e poi cominciare a pensare a una difesa comune europea. Ovviamente il nostro interlocutore principale sono gli Stati Uniti, siamo due facce della stessa medaglia; io sono contro la pena di morte chiaro ma c’è una condivisione di valori comuni. Dobbiamo guardare all’India, paese destinato a un ruolo importante. Ma l’Europa deve anche darsi una politica industriale perché se non punta a una crescita di questo settore rischia di impoverirsi”.Il Presidente israeliano Herzog, nel suo intervento al World Economic Forum, ha sottolineato la minaccia iraniana, ha parlato dell’Arabia Saudita come attore di stabilità regionale. Lei è stato in missione, tra Ramallah e Gerusalemme, l’Italia con quali proposte e con quale ruolo sta lavorando in favore della pace? “L’Italia ha un’attività diplomatica molto intensa, c’è un lavoro costante perché siamo protagonisti nel Mediterraneo e se si stabilizza il Medio oriente si stabilizza tutto il Mediterraneo. Herzog ha ragione, l’Arabia Saudita deve essere protagonista di questa nuova stagione; torniamo al 6 ottobre 2023, il lavoro per gli accordi di Abramo diventa una priorità, Hamas ha attaccato il 7 ottobre proprio per far saltare gli accordi di Abramo”. Ministro, chiudiamo con una domanda diversa. Nel suo impegno istituzionale, europeo e nazionale, ha sempre riservato grande attenzione alla libertà religiosa, perché? Quali sfide e prospettive? A dicembre, la Comece (Commissione degli episcopati dell’Unione europea) ha dichiarato che “è giunto il momento di nominare un coordinatore Ue anche per combattere l’odio anticristiano in Europa”, senza mettere in discussione la specificità delle comunità ebraiche e musulmane, che sono già coperte da coordinatori simili. Che ne pensa, in che situazione siamo?”L’odio anticristiano nel mondo ahimé è crescente e provoca migliaia di vittime. È giusto che l’Europa abbia la forza e il coraggio di favorire un’azione a tutela ella libertà religiosa puntando sulla reciprocità e sul dialogo interreligioso, come è previsto dall’art. 17 del Trattato dell’Unione europea. Io ne sono stato il responsabile per il Parlamento Europea da vicepresidente di quella Assemblea. In Italia poi ho nominato un inviato per la tutela delle minoranze religiose nel mondo, proprio perché ritengo che la libertà religiosa non possa essere conculcata in alcun modo. L’ho detto sempre: chi spara in nome di Dio spara contro Dio, soffocare chi crede in Dio in nome di Dio è un controsenso. Per questo è giusto lavorare perché i cristiani, minoranze o meno, possano avere nei paesi dove abitano i diritti che hanno tutti gli altri cittadini. Deve rappresentare una priorità della nostra politica estera” conclude ajani.