Roma, 17 mar. (askanews) – La Cisl deciderà in una delle prossime riunioni di segreteria o dell’esecutivo nazionale se e come votare ai referendum su lavoro e cittadinanza. La posizione sui quattro quesiti proposti dalla Cgil su Jobs act e appalti è, però, già chiara ed è stata esplicitata con un volantino pubblicato sul sito della confederazione, che sarà distribuito in tutte le strutture del territorio.
Secondo il sindacato guidato da Daniela Fumarola “il lavoro non si difende guardando al passato” e “i referendum non sono la scelta giusta”, perché “propongono soluzioni parziali, rischiose o addirittura dannose”. La Cisl punta al dialogo e alla contrattazione per migliorare le condizioni di lavoro. In particolare, è “falso” un ritorno all’articolo 18 nel caso in cui venisse abrogato il Jobs act.
“Il referendum propone di eliminare il contratto a tutele crescenti, ma non riporterebbe i lavoratori all’articolo 18 – si legge nel volantino – bensì alla versione ridotta della legge Fornero del 2012”. Il Jobs act prevede un’indennità fino a 36 mensilità, mentre la legge Fornero ne prevede solo 24, osserva la Cisl. “Si rischia di ridurre le tutele. Un referendum mal posto, che potrebbe persino danneggiare i lavoratori”.
La confederazione di via Po sostiene poi che la precarietà non si elimini con i referendum e che sia più efficace la strada di rafforzare la contrattazione con contratti più tutelati e regolati. Anche sull’indennizzo per licenziamenti nelle piccole imprese la soluzione proposta dal questito della Cgil è “incompleta: chiede di eliminare il limite massimo di 6 mensilità nelle piccole imprese. Ma non garantisce che i giudici concedano importi superiori. Servirebbe una riforma che aumenti sia il limite minimo che massimo, non solo l’eliminazione del tetto. Giusto migliorare l’indennizzo, ma il referendum abrogativo non raggiunge l’obiettivo”. In tema di sicurezza sul lavoro negli appalti, invece, per la Cisl “non serve un referendum, ma più partecipazione, prevenzione e controlli”.