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La mamma di Cecilia Sala: “Sono rinata. Eravamo fiduciosi che sarebbe tornata, ma non così presto”

PoliticaLa mamma di Cecilia Sala: “Sono rinata. Eravamo fiduciosi che sarebbe tornata, ma non così presto”

ROMA – Lacrime e abbracci. Nella foto sulle prime pagine dei quotidiani italiani l’abbraccio tra la giornalista Cecilia Sala e i suoi genitori all’aeroporto militare di Ciampino racconta tutti quei giorni di prigionia in Iran e tutta l’apprensione per la sua liberazione.

“La prima cosa che mi ha detto è stata ‘Ti voglio bene’. È la mia Ceci, sta bene. L’ho trovata meglio del previsto. Già da Teheran quando mi ha chiamato prima di partire ho sentito la sua voce di sempre, non quella che avevo sentito nei giorni scorsi dal carcere”: Elisabetta Vernoni, la mamma della giornalista di Chora Media e del Foglio, rilascia a Repubblica le sue prime sensazioni dopo la liberazione della figlia dal carcere di Evin, a Teheran.

Una telefonata resterà sempre impressa nella memoria della mamma di Cecilia, quella della premier Giorgia Meloni: “Erano circa le 11, io ero fuori per lavoro, è suonato il cellulare e ho visto la sigla GM. Al momento non ho capito subito chi fosse, avevo memorizzato così il numero della premier quando ci siamo scambiate il contatto a Palazzo Chigi. Quando ho risposto, ho sentito la sua voce raggiante darmi la notizia più bella del mondo: ‘Cecilia è libera, la riportiamo a casa’. E io mi sono sentita rinascere, è stata la telefonata più bella della mia vita. Eravamo veramente fiduciosi che Cecilia sarebbe tornata presto ma non così presto”, confessa. A Mario Calabresi nel podcast Stories Vernoni dice: “Già da ieri avevo un forte sentore che stesse per tornare, con Daniele (Raineri, il compagno, ndr) eravamo insieme e io a un certo punto ho detto: ‘Siamo sotto i ferri, non siamo più in terapia, sento che è un momento chirurgico’. Stavamo programmando un prossimo pacco per Cecilia con cose affettive da mandarle, in modo tale che sentisse aria di casa, ma con Daniele ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: ‘Ma lo facciamo ‘sto pacco?’. E alla fine abbiamo deciso di no, perché era inutile farlo. Erano solo sensazioni, ma stava nascendo una certezza che abbiamo sentito molto forte. E per fortuna alla fine non ci sbagliavamo”.
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