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Mai più tristi il lunedì, superando la paura di essere liberi

PoliticaMai più tristi il lunedì, superando la paura di essere liberi

ROMA – Sigh, appartengo alla generazione più vicina alla pensione – mai comunque reale perché la spostano sempre, più che alle battaglie dei giovani che vogliono conquistarsi, giustamente, il loro spazio. Ma la mia generazione, scusatemi se estremizzo, rispetto a quella attuale ha mantenuto una certa memoria. La mancanza non è colpa delle nuove generazioni, sia chiaro. Il passaggio storico che viviamo, con la vittoria sempre più strabordante del pensiero informatico, nei fatti ha reso superflua la memoria. Ai fini economici e produttivi non serve. La macchina (computer o cellulare che sia) con la sua velocità di risposta e con l’ottimizzazione dei processi organizzativi, infatti, ci fornisce sempre quella che considera la migliore risposta o soluzione al problema che ci troviamo di fronte.

In questo caso, la memoria, la mia, mi riporta al tempo in cui si credeva che con l’avvento della tecnologia e con i suoi sviluppi alla fine l’uomo si sarebbe liberato dal lavoro quotidiano e ripetuto, almeno in gran parte. Conquistando così spazi di libertà per quanto riguarda altri aspetti della vita, quelli legati di più alla sfera del godimento personale, culturale, artistico e via dicendo. Un rapido sguardo a quello che accade attorno e si capisce che non è successo questo. Le nostre giornate sono ancora incentrate sull’orario di lavoro, che continua a determinare non solo qualsiasi tipo di relazione ma anche di retribuzione. Questo orario di lavoro, molte volte collegato a mansioni di cui sfugge il senso dell’utilità sociale, strettamente collegato a un risultato misurabile e al profitto, ha scartato molte altre attività umane considerate non profittevoli. Andando a memoria ad alcuni passaggi di un vecchio testo fuori commercio di Herbert Marcuse, in cambio delle merci e degli oggetti che arricchiscono le nostre vite gli individui vendono non solo il loro (tempo) lavoro ma anche il loro tempo libero. In questo modo, sommersi dalle infinite possibilità che tali oggetti consentono tenendoci sempre occupati, alla fine non c’è più tempo per pensare e magari capire che potremmo sia lavorare meno, sia determinare i propri bisogni e soddisfazioni.

Oggi sembra impossibile. Schiacciati come siamo sul momento e su quello successivo che si presenta, guarda un po’, comunque sempre problematico, si resta intrappolati nell’attuale sistema economico-sociale alla fine considerandolo unico, insuperabile. Ci dobbiamo accontentare, insomma, anzi bisogna gioire di quello che abbiamo perché domani… e sì, domani andrà sicuramente peggio e allora… Pure fosse vero, con i dati scientifici che lanciano allarmi su allarmi, non c’è nessuna ragione, nessun motivo a pensare che le cose non possano prendere un’altra piega, magari migliore. Insomma, temo che la paura del futuro che ormai viene alimentata e che ha preso piede in ognuno di noi, alla fine non si traduca nell’accontentarsi e mangiare pure sorridendo la solita minestra, sempre più indigesta. Rinunciando alla possibilità di seguire altre strade, di gioire anche il lunedì. C’è bisogno di più cultura interpersonale, di fare e valorizzare più la comunità. Nel momento in cui ci accorgiamo che tanti problemi delle nostre singole vite, che magari attribuiamo a nostri fallimenti individuali, nella realtà sono molto comuni e condivisi, bisogna capire che possono avere cause strutturali. Che se ne esce solo cambiando lo status quo. Dove possiamo trovare lo spirito, il desiderio di superare questo modello economico che ci condanna all’infelicità? Bisogna avere coraggio, battere strade nuove di pensiero e di comportamenti. Un coraggio che si rafforza e si nutre di nuove narrazioni, di storie positive di comunità, di esperienze riuscite in questo  o quel luogo, creando un circolo virtuoso dove mettere a confronto le persone, anche le più diverse o tenute ai margini e, prendendoci cura l’un con l’altro, acquisire sempre più forza per sconfiggere la paura del futuro, dell’impossibilità di una vita diversa e migliore per tutti.
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