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Meloni al Consiglio Ue: no ai fondi di coesione per le armi (e più flessibilità al Patto di stabilità)

AttualitàMeloni al Consiglio Ue: no ai fondi di coesione per le armi (e più flessibilità al Patto di stabilità)

Bruxelles, 6 mar. (askanews) – No al “dirottamento” dei fondi di coesione all’acquisto di armi, che comunque dovranno rientrare nel calcolo Nato. E bene anche la disponibilità tedesca a modificare i vincoli del Patto di stabilità, ma non solo per le spese in difesa. E’ questa, nella sostanza, la posizione che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sostiene oggi nel confronto sulla difesa europea al Consiglio europeo straordinario in corso a Bruxelles.

Nell’ambito dei lavori, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen spiegherà meglio e dettaglierà il piano “ReArm Europe” annunciato nei giorni scorsi.

Proprio il nome, secondo Meloni, è stata una scelta “infelice” perchè non dà l’idea dell’intervento complessivo in una dimensione – quella della difesa e della sicurezza – che non riguarda solo gli armamenti ma anche aspetti come cybersicurezza, infrastrutture, ricerca e sviluppo.

Per quanto riguarda i fondi di coesione, il governo, sottolineano fonti italiane, sta conducendo una “battaglia”, anche in coordinamento con altri Stati membri, per evitare uno spostamento delle risorse di coesione verso il riarmo. L’Italia è infatti “contraria” a utilizzare per il riarmo europeo i fondi di coesione che devono invece restare “vincolati” agli obiettivi previsti. Roma, ribadirà Meloni, ha dato l’ok alla “volontarietà” sull’utilizzo dei fondi di coesione perché non si oppone al fatto che Stati che stanno al confine con la Russia possano considerare quella una loro priorità, ma sicuramente il Governo italiano non intende “dirottare” fondi di coesione sull’acquisto di armi.

La premier considera anche “positiva”, come già detto, l’esclusione delle spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil e ha accolto “favorevolmente” la proposta tedesca di arrivare anche a una revisione organica del Patto di stabilità che, secondo l’Italia, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche la sicurezza in senso più ampio e altri “beni pubblici” europei a partire dalla “competitività”.

Infine, Meloni spiegherà anche che per l’Italia l’”interezza” dei fondi previsti deve essere destinata a “spese ammissibili” al calcolo delle spese di difesa in ambito Nato. Per il governo, in pratica, l’operazione ha “un senso” se si riesce a creare un meccanismo quasi automatico di riconoscimento delle risorse investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei anche nell’ambito dell’Alleanza atlantica, per incrementare il livello di spesa come più volte richiesto in primo luogo da Donald Trump. Su questo l’Italia presenterà una proposta di lavoro affinché Commissione e Servizio europeo per l’azione esterna stabiliscano un meccanismo di rendicontazione obiettivo, omogeneo e trasparente di questo tipo di spese. In sostanza, preciserà Meloni, ogni euro in più investito nella difesa europea deve contare ed essere contabilizzato in ambito Nato.

L’articolo Meloni al Consiglio Ue: no ai fondi di coesione per le armi (e più flessibilità al Patto di stabilità) proviene da Ragionieri e previdenza.

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