Interventi sui media dei principali collaboratori di Trump
Roma, 2 mar. (askanews) – Il dialogo indiretto tra le due sponde dell’Atlantico sulla questione ucraina, a due giorni dalla clamorosa rottura in diretta tra il presidente Usa Donald Trump e il leader ucraino Volodymyr Zelensky nello Studio ovale della Casa bianca, è particolarmente intenso oggi, mentre molti leader europei e non si riuniscono a Londra per un summit a cui non partecipano gli Usa, ma è presente Zelensky. E, da Washington, arriva un messaggio duro: se il numero uno di Kiev non vuole trattare, allora deve saltare.
“Abbiamo bisogno di un leader che possa trattare con noi, trattare con i russi a un certo punto e porre fine a questa guerra”, ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Trump, Mike Waltz, intervistato dalla CNN. “Se diventa evidente che il presidente Zelensky, per motivazioni personali o politiche, si discosta dalla volontà di porre fine ai combattimenti nel suo paese, allora credo che abbiamo un vero problema”, ha aggiunto.
Più sfumato, ma altrettanto pungente quanto ha dichiarato il segretario di Stato Marco Rubio, alla ABC. “Nessuno qui sostiene che Vladimir Putin otterrà il Premio Nobel per la Pace… Dobbiamo capire: c’è un modo per fermare la guerra? E l’unico modo per farlo è coinvolgere i russi nei negoziati”, ha detto Rubio, in quella che appare essere una risposta indiretta a Zelensky, il quale nell’alterco con Trump ha detto che è impossibile fidarsi di Putin per un eventuale cessate-il-fuoco. Rubio ha continuato, affermando che c’è bisogno che tutti maturino la comprensione che “questa è una guerra sbagliata che sta andando in una cattiva direzione” e, su questo, Trump, a dire di Rubio, è “chiarissimo”, cioè “sarà un presidente che cercherà di ottenere la pace”.
Sempre in queste ore, si è fatto sentire anche il leader repubblicano della Camera dei Rappresentanti, Mike Johnson, che è stato il più esplicito, affemando alla NBC che “o lui (Zelensky) torna alla ragione e al tavolo dei negoziati con gratitudine, oppure qualcun altro deve guidare il paese per farlo”. Una dichiarazione che fa eco a quella di Lindsey Graham, influentissimo senatore repubblicano, che venerdì aveva dichiarato – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa France Presse – che o Zelensky cambia “profondamente atteggiamento o deve andarsene”.
Zelensky, dal canto suo, è stato accolto al summit con un lungo abbraccio da Starmer. Il leader britannico, in un’intervista alla BBC, ha detto di fidarsi di Zelensky e di Trump, “non di Putin”. In un incontro bilaterale ieri, Starmer ha ribadito il sostegno a Zelensky, che oggi ha incontrato in un bilaterale anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
L’offensiva mediatica dei collaboratori di Trump avviene mentre i leader sono riuniti a Lancastar House. Un segnale indiretto – notato oggi dal Guardian – è stato probabilmente dato dal fatto che Valery Zaluzhny, che è considerato possibile candidato alle presidenziali ucraine, quando ci saranno, è stato visto entrare dall’ingresso principale, destinato ai leader, alla Lancaster House a Londra. La presenza di Zaluzhny non è strana: è ambasciatore in Gran Bretagna. Ma il Guardian si è chiesto se il fatto che sia entrato da quell’ingresso sia un semplice strappo al protocollo o un segnale – in particolare agli Stati uniti – che qualsiasi leader ci sarà in futuro in Ucraina sarà allineato alla posizione sostenuta oggi nel summit di Londra. Si capirà solo col tempo.