ROMA – “In un’epoca segnata da crescenti instabilità geopolitiche, l’Unione Europea e i Paesi membri stanno accelerando i programmi di riarmo con un investimento stimato in 800 miliardi di euro nei prossimi anni. Un impegno economico senza precedenti, giustificato dalla necessità di rafforzare le capacità difensive del continente, ora che l’appoggio degli Stati Uniti sembra venir meno. Tuttavia, mentre si discute di nuovi armamenti, le basi aeree dell’Aeronautica Militare raccontano una storia ben diversa. Una storia molto triste”. La racconta questa storia il Sindacato Aeronautica Militare (SIAM) con una nota stampa che denuncia “l’assenza, dal dibattito pubblico sul riarmo, dell’elemento umano quale componente essenziale di ogni organizzazione, proponendo un’analisi critica sulla situazione attuale dell’Aeronautica Militare italiana”.
Ecco i problemi urgenti denunciati dal sindacato: “Stiamo assistendo ad un’emorragia naturale di personale senza ricambio, una perdita alla quale bisogna rispondere con strategie di immediata applicazione, per evitare di essere travolti dallo tsunami del turnover. Nei prossimi cinque anni, l’Aeronautica Militare perderà oltre 11.500 militari per il naturale raggiungimento dei limiti di età. Un ricambio fisiologico che, però, non trova un adeguato equilibrio nelle politiche di arruolamento, con numeri di nuove assunzioni ben al di sotto delle esigenze operative e con concorsi sempre meno appetibili per le nuove generazioni”.
“Questa carenza strutturale rischia di mettere in ginocchio interi settori strategici, primo fra tutti quello legato alla manutenzione degli aeromobili dove la complessità tecnologica dei velivoli di ultima generazione impone personale altamente qualificato e costantemente aggiornato. In assenza di un’inversione di tendenza urgente, potremmo trovarci con una flotta aerea moderna, ma senza personale specializzato in numero adeguato per mantenerla operativa. È il paradosso di un riarmo che si concentra, è vero, sugli strumenti ma che, nei fatti, ignora proprio quegli uomini e quelle donne che dovrebbero renderli efficaci”.
Continua lo SIAM: “I vertici europei e nazionali parlano sempre più spesso di deterrenza, prontezza operativa e autonomia strategica. Ma questi concetti rimangono vacui se non accompagnati da adeguate ed incisive politiche di reclutamento e formazione. Non si tratta soltanto di numeri, ma di una visione di lungo periodo che garantisca alle Forze Armate italiane di affrontare le sfide future sia con organici adeguati e all’altezza delle esigenze operative, nonché con stipendi all’altezza delle responsabilità in capo ai militari ed ai compiti, talvolta estremamente rischiosi, che gli stessi sono chiamati ad assolvere. Investire solo in tecnologia e nuovi armamenti, senza un concomitante rafforzamento del capitale umano, a nostro avviso, risulta una strategia miope: la sicurezza non si costruisce con gli annunci ma con scelte concrete e coerenti”.
“In un recente incontro con il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Luciano Portolano, il SIAM e altre sigle sindacali- si ricorda nel comunicato stampa- hanno sottolineato più volte il problema della carenza di organici che investe tutte le Forze Armate italiane. Una carenza che riguarda, a macchia di leopardo, tutto il territorio nazionale e che, ogni giorno che passa, diventa sempre più marcata con un evidente sovraccarico di lavoro per il personale che rimane in servizio. È necessario aprire un serio dibattito sulle politiche di arruolamento, ridefinendo i criteri di selezione e incrementando le aliquote per evitare un indebolimento strutturale dell’Aeronautica Militare. Non si può ignorare questo problema, perché dopo sarà troppo tardi. Se l’Europa e l’Italia vogliono realmente essere più sicure, è fondamentale affiancare all’ammodernamento tecnologico un chiaro piano di rafforzamento del personale, senza il quale anche i migliori sistemi d’arma rischiano di restare solo scatole vuote. Il decisore politico ha il dovere di concretizzare quanto afferma nelle sedi europee, rafforzando urgentemente le Forze Armate attraverso nuovi arruolamenti, maggiori tutele per il personale volontario in ferma e con l’aumento degli stipendi e delle norme di tutela, ferme ormai da oltre vent’anni. La sfida della sicurezza non è solo una questione di mezzi, ma soprattutto di uomini e donne in grado di saper utilizzare quegli stessi strumenti. Ed è per tale motivo che il SIAM- si legge infine- si pone come interlocutore serio, rappresentativo e autorevole per contribuire al necessario cambiamento, oramai, non più rinviabile”.
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