ROMA – “Non ho mai istigato nessuno a denunciare, né i medici né altri. Del resto, da libertaria, non ho mai denunciato nessuno, mi sono semmai autodenunciata, perché penso che se una legge non piace, si fa una battaglia per cambiarla, o si fa disobbedienza civile assumendosene le conseguenze: non si cerca di eluderla”. Così la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, rispondendo oggi al question time alla Camera in merito ad una interrogazione sulle dichiarazioni relative ad asseriti obblighi per i medici derivanti dalla recente normativa in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero.
“Interpellata al volo a margine di un evento- ha proseguito Roccella- ho detto semplicemente un’ovvietà: che i pubblici ufficiali e i medici, come è noto, possono essere fra questi, segnalando eventuali violazioni delle leggi. A ogni professione corrispondono regole specifiche e a maggior ragione questo vale per un medico, per la particolarità e la delicatezza del rapporto di cura. Non a caso, per i medici, il codice penale prescrive sia la segnalazione della notizia di reato sia un’eccezione nel caso in cui il paziente possa avere conseguenze penali”.
Secondo la ministra Roccella, questo è un “dilemma che i medici affrontano da sempre. A nessuno però verrebbe in mente di parlare di ‘delazione’- ha sottolineato- quando i medici esercitano questa responsabilità di fronte, per esempio, a sospetti casi di violenza, di abuso su minori, di incidenti sul lavoro, o ancora di obbligo vaccinale, o di traffico di organi. La verità è che l’utero in affitto da alcuni non è percepito come reato e neanche come un disvalore. Ma la nostra legge è stata salutata con entusiasmo, per esempio, dalle reti internazionali del femminismo abolizionista, che ritengono, come la Cassazione e la Consulta, che la maternità surrogata sia un orrore che la nostra legge sia un atto di grande civiltà”, ha concluso.
“La nostra legge è stata salutata con entusiasmo, per esempio dalle reti internazionali del femminismo abolizionista, che ritengono, come la Cassazione e la Consulta, che la maternità surrogata sia un orrore e che la nostra legge sia un atto di grande civiltà”.
“Conosciamo il giro vertiginoso di denaro che c’è dietro il mercato della maternità – ha proseguito Roccella- la disumanità dei contratti per le gestanti, la venatura razzista dei cataloghi, dove si può scegliere il colore della pelle e dove gli ovociti delle donne di colore costano molto meno di quelli delle bianche”.
Si tratta quindi di una pratica che “per la Corte Costituzionale ‘mina nel profondo le relazioni umane’. E che per la Corte di Cassazione riduce il corpo della donna ‘ad incubatrice meccanica’ assecondando un’inaccettabile mercificazione del corpo. Una pratica, cito sempre la Cassazione, che ‘offende in modo intollerabile la dignità’ delle donne ‘anche in assenza di una condizione di bisogno della stessa e a prescindere dal concreto accertamento dell’autonoma e incondizionata formazione del suo processo decisionale’”.
“Il nostro governo tiene molto al ‘reddito di libertà’, tanto è vero che lo abbiamo reso strutturale, sottraendolo all’incognita annuale dei rinnovi”. “Questa decisione- ha proseguito Roccella- si inserisce in un quadro di grande attenzione al tema della violenza, che fin dal primo giorno è stato per noi una priorità. Abbiamo da subito incrementato, fin quasi a raddoppiarla, la dotazione finanziaria a sostegno del piano anti-violenza, e dunque centri anti-violenza e case rifugio; abbiamo favorito l’accesso delle vittime all’assegno di inclusione, che è anche cumulabile con il reddito di libertà; abbiamo varato una nuova legge, approvata all’unanimità”.
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