Proposte discusse al summit annuale “Equità e Salute in Italia”
Roma, 19 nov. (askanews) – Definizione e gestione delle risorse che vanno agganciate a una strategia pluriennale per la salute; monitoraggio e valutazione delle performance; innovazione nell’organizzazione e nella governance; aggiornamento annuale dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA); riduzione e governo delle liste d’attesa, come obiettivo prioritario di un nuovo Piano Sanitario Nazionale; miglioramento dei processi decisionali; sensibilizzazione dei cittadini sul valore del Servizio Sanitario Nazionale. Queste le sette leve individuate da Salutequità per rendere il servizio sanitario efficace, efficiente, equo e sostenibile e di cui si è discusso nel corso del suo summit annuale “Equità e Salute in Italia” organizzato a Roma, a pochi passi dalle aule in cui si discute la prossima legge di bilancio. Un dibattito che ha coinvolto istituzioni nazionali e regionali, esperti e associazioni.”Sette leve per pensare a un sistema sanitario più sostenibile. Come UNIAMO – dichiara ad askanews Annalisa Scopinaro, presidente di UNIAMO-Federazione Italiana Malattie Rare – chiaramente siamo d’accordo su tutte, con un’attenzione particolare al monitoraggio. Noi con il Rapporto MonitoRare facciamo già un monitoraggio della situazione delle persone con malattia rara, ma penso che sia assolutamente indispensabile cercare di capire come far fruttare al meglio i soldi che comunque vengono investiti nel sistema sanitario, oltre a mettercene di più”.Le risorse finanziarie da sole non garantiscono il buon funzionamento del servizio sanitario. Serve una chiara strategia sanitaria, che tenga conto dei mutamenti in atto nella società, come l’invecchiamento della popolazione, l’aumento della rinuncia alle cure, l’innovazione tecnologica.”La riorganizzazione è certamente una delle leve su cui agire al fine di garantire equità e sostenibilità. Riorganizzare – dichiara ad askanews Fabrizio d’Alba, presidente di Federsanità – vuol dire ripensare la struttura dell’offerta, ripensare i percorsi assistenziali, ripensare i modelli di comunicazione e ripensare le figure professionali. É un’opera di intelletto, di ricostruzione che mai come in questo momento è necessaria perché la sanità del futuro è una sanità di prossimità, che richiede soluzioni personalizzate di presa in carico, quindi noi abbiamo bisogno di organizzazioni adeguate e flessibili a questo che è il nuovo modello di sanità, auspicando che tale approccio renderà anche più perseguibili gli obiettivi di sostenibilità. Come Federsanità – conclude d’Alba – supportiamo queste iniziative, abbiamo da sempre progetti che tendono a valorizzare le buone pratiche perché da quello che di buono già si è fatto bisogna ripartire per costruire in tutto il Paese soluzioni che possano contribuire a questo obiettivo”.
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