Roma, 31 mar. (askanews) – La proposta di Carlo Calenda viene rispedita al mittente da Elly Schlein, la segretaria Pd rintuzza il leader di Azione che propone di scomporre le coalizioni attuali e creare una “coalizione di volenterosi” e lo invita a scegliere “da che parte stare”, innescando subito una risposta altrettanto ruvida. Ma il dibattito si riaccende anche nel Pd, con Lorenzo Guerini che, sul Foglio, da una lato evita drammatizzazioni ma dall’altro fissa un paletto saldo: sarebbe “irricevibile” un no al piano di riarmo di Ursula von der Leyen, quel piano che la segretaria Pd ormai contesta quasi senza appello ogni giorno.
Parlando a Tagadà, anche oggi, la Schlein non ha salvato praticamente nulla di quel piano: “L’unica cosa che si salva – ha spiegato – è la proposta dei 150 miliardi che andranno a progetti comuni. Noi vorremmo che tutto andasse a progetti comuni”. Per il resto “non c’è debito comune, è tutto debito nazionale. Ed è tutto strumento europeo che aiuta il riarmo nazionale”.
La discussione non è accademica, perché nelle prossime settimane si dovrà votare parecchie volte, al Parlamento europeo, su atti legati al ‘Libro bianco’ della difesa e al piano di riarmo. Passaggi sui quali rischia di andare in scena, ogni volta, lo stesso tormento già visto a metà marzo, quando si votò la risoluzione sul ‘Libro bianco’.
La scorsa settimana, raccontano, più d’uno ha sollevato il tema durante una riunione della minoranza Pd: “Non si può – è stato il ragionamento di molti – accettare che il partito si isoli persino dai socialisti europei, bisogna che ci sia un chiarimento su questo partendo proprio dal documento del gruppo S&D”. Alla fine si è deciso di non esasperare la discussione in questo momento, ma la questione è lì pronta a riesplodere e le parole di Guerini al Foglio sembrano essere un avvertimento preciso: c’è una linea che non si può superare.
Sabato, peraltro, c’è la manifestazione M5s e ancora non c’è una comunicazione ufficiale sulla delegazione Pd che andrà in piazza. La segretaria non ha sciolto formalmente la riserva, anche se al momento le probabilità che lei vada sono molto basse. In prospettiva, poi, c’è la mozione M5s sul riarmo presentata in Parlamento.
Uno scenraio nel quale ha provato a inserirsi Calenda, con la sua proposta – che somiglia molto ad una provocazione – di scegliere tra Conte e “i volenterosi”. Un affondo che ovviamente non è piaciuto alla segretaria. Spiega un parlamentare della sinistra dem: “Conte col 2% pretende di mettere il veto a M5s che vale 5 o 6 volte di più? Vada pure avanti con i ‘volenterosi’, vediamo quanti lo seguono…”. L’idea, di fondo, è che quella di Calenda sia niente più di una provocazione.
Di certo la Schlein fa capire di non avere intenzione di seguirlo su questo piano: “Penso che Carlo Calenda debba decidere da che parte stare. Non si può stare con i due piedi in due scarpe”. Quindi aggiunge: “Voglio essere chiara su un punto, la linea del Pd è una, è chiara: noi torneremo al governo vincendo le elezioni con una coalizione progressista, senza larghe intese, senza accordi di palazzo. Questo è il mandato molto chiaro che ho ricevuto alle primarie che ho vinto”. Una risposta a Conte, ma forse anche un messaggio alla minoranza Pd e al ‘partito di Gentiloni’ che tra i democratici è sempre più attivo. Perché nessuno, tra i sostenitori della Schlein, crede che la minoranza possa essere attratta da Calenda, ma il sospetto di una manovra per logorare la segretaria non si è affatto dissolto.