ROMA – “Negare la cultura che nutre la violenza maschile alle donne, il patriarcato, significa disconoscere la matrice alla base del fenomeno. È gravissimo quanto ha espresso il ministro Valditara di fronte a Gino e alla famiglia Cecchettin, ai quali va un mio personale abbraccio sodale e di vicinanza. Che un rappresentante delle istituzioni assuma un punto di vista negazionista, dando alla cultura diffusa dagli immigrati la responsabilità di parte delle violenza che da sempre caratterizzano le culture occidentali è molto grave, soprattutto rispetto al futuro delle attività di prevenzione, protezione e punizione che la Convenzione di Istanbul indica come percorso. Se conoscesse i numeri dei centri antiviolenza, si renderebbe conto che l’uomo violento ha le chiavi di casa e, spesso, sembra quello che viene comunemente definita una ‘brava persona’”. Lo dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, commentando le parole contenute nel videomessaggio del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara durante la presentazione alla Camera dei deputati della Fondazione dedicata a Giulia Cecchettin. Affermazioni poi “difese” anche dalla premier Giorgia Meloni, a margine del G20.
Donne in Rete contro la violenza ha elaborato anche per il 2023 la fotografia della Rete dei centri antiviolenza e delle attività realizzate sul territorio nazionale. “Il 46,5% delle donne che si rivolgono a un centro della Rete ha età compresa tra i 30 e i 49 anni, riflettendo un andamento stabile nel tempo. Sono prevalentemente donne italiane, anche se, nel 2023, almeno una su quattro è di nazionalità straniera”.
L’autore della violenza “è prevalentemente italiano- continua il report- soltanto il 26% ha provenienza straniera e questo dato, oramai consolidato negli anni con scostamenti non significativi (nel 2022 era del 28%), mette in discussione lo stereotipo diffuso che vede il fenomeno della violenza maschile sulle donne ridotto a retaggio di universi culturali situati nell”altrove’ dei Paesi extraeuropei. Quasi sempre l’autore della violenza è il partner oppure l’ex partner. Questo significa- si legge nel report dati 2023- che nel 74,2% dei casi (80,5% nel 2022, 79,8% nel 2021) la violenza viene esercitata da un uomo in relazione affettiva con la donna”.
Le organizzazioni della Rete sono attualmente 87 e gestiscono 117 centri e 218 sportelli antiviolenza, oltre a 66 case rifugio su tutto il territorio nazionale. I centri garantiscono alle donne accoglienza, ascolto e possibilità di assistenza legale nella totalità dei casi. Offrono consulenza psicologica e percorsi di orientamento al lavoro in percentuali superiori al 92% dei casi. Nei 112 centri antiviolenza su 117 che hanno partecipato alla raccolta dati, le donne accolte nel 2023 sono state 23.085 (+ 11,5% sul 2022) di cui 16.453 nuove (+ 15% sul 2022).
“Quasi una donna su tre, tra quelle che si sono rivolte ai centri antiviolenza, non ha un lavoro e meno della metà (41,1% tra occupate e pensionate) può contare su un reddito sicuro. Le forme di violenza subite dalle donne che si rivolgono ai centri della Rete sono multiple e di varia natura, consolidate nel tempo. La più frequente è quella psicologica – subìta dalla grande maggioranza delle donne (82,2%) – seguita da quella fisica (56,5%). Almeno una donna su tre- continua il report di Di.Re- subisce violenza economica, mentre la violenza sessuale e lo stalking sono riscontrati in un numero di casi più basso (16,9% e 16,3% rispettivamente)”.
Le violenze, soprattutto quando agite dal partner o dall’ex-partner, “possono sfociare in situazioni di grave pericolo sia per la donna sia per i suoi figli e figlie. Le case rifugio rispondono alla necessità di allontanarsi dall’abitazione familiare, come unica soluzione percorribile per evitare ulteriori e più gravi violenze. Nel 2023 i centri che dispongono di almeno una casa rifugio sono complessivamente 66, corrispondenti al 59%. Si registra anche per il 2023, come per gli anni precedenti, un aumento degli appartamenti di cui le case dispongono (si passa da 198 nel 2022 a 227 nel 2023) e una disponibilità di 1.190 posti letto. Ciononostante, l’offerta risulta ancora insufficiente, tanto è vero che 673 donne non hanno potuto trovare ospitalità”, conclude Di.Re.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it