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Tempi d’oro per l’Italrugby, dal vivaio al Sei Nazioni

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Daniele Pacini: un cammino di successo e rilancio

Roma, 22 mar. (askanews) – Due vittorie e un pareggio con la Nazionale Maggiore Maschile. Due successi – e un terzo dilapidato nella ripresa contro il Galles – con l’Italia U20, per la miglior campagna di sempre nel Guinness Sei Nazioni dall’ingresso italiano nel 2000. Il tutto aspettando le Azzurre della Femminile che debuttano il 24 marzo a Parma contro l’Inghilterra.Gonzalo Quesada, il CT argentino chiamato a risollevare le sorti della Nazionale dopo le due sonore battute d’arresto registrate contro All Blacks e Francia al Mondiale, è senza dubbio l’uomo del momento: suo il merito di aver ridato fiducia a un gruppo uscito segnato dalla rassegna iridata, di aver confermato il Capitano Michele Lamaro – miglior placcatore del Torneo – alla guida degli Azzurri, di aver dato concretezza e solidità al piano di gioco della Nazionale.Dietro, però, c’è un sistema di formazione d’alto livello collaudato e di lungo corso, inaugurato con la prima Accademia di Tirrenia nel 2007 con la presidenza di Giancarlo Dondi. Un sistema ampliato e più volte rivisto durante la gestione di Alfredo Gavazzi e che, con l’arrivo di Marzio Innocenti alla guida di FIR nel 2021, ha registrato una nuova evoluzione e ottimizzazione, con il passaggio dei talenti prodotti del movimento dei Club di base alla scena internazionale. Lorenzo Pani, la baby star Tommaso Menoncello – ventun anni e in corsa per il titolo di MVP del Sei Nazioni vinto da un solo italiano, Masi, nel 2011 – il leader Paolo Garbisi, lo stesso capitan Lamaro sono figli del percorso di formazione e transizione di una FIR impegnata a valorizzare e sviluppare i migliori prodotti dei vivai dei Club.Una “cantera” spesso dibattuta e contestata, a cui oggi tutta Europa comincia a guardare con concreto interesse e, Oltremanica, forse anche con una certa preoccupazione. Un cammino di successo e un rilancio. Come spiega Daniele Pacini, Direttore Tecnico di FIR.

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