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Torna il Festivalfilosofia a Modena. Il direttore: “Oggi si psicologizza tutto”

PoliticaTorna il Festivalfilosofia a Modena. Il direttore: “Oggi si psicologizza tutto”

(Foto di copertina Serena Campanini da www.festivalfilosofia.it/)

ROMA – Invocata in ogni dove, chiamata in causa per le più disparate cause sociali, dal disagio giovanile ai luoghi di lavoro, la psiche è regina del nostro tempo. Nel consueto stile del Festivalfilosofia, che torna dal 13 al 15 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo, la parola chiave prescelta da analizzare ha sempre un richiamo stretto con il contemporaneo. Ma guai a entrare nei dibattiti politici spiccioli dell’ultim’ora: l’analisi filosofica è come una grande lente che tutto guarda da lontano o, se volete, da lassù.
“La psiche come oggi la viviamo non ha tanto perso qualcosa del passato, ma si è espansa in ambiti in cui prima psicologia e psichiatria non si prevedevano. Assistiamo a una presenza pervasiva delle categorie psicologiche e psicoanalitiche con cui leggiamo e decifriamo tutte le relazioni sociali. Tutte le teorie della comunicazione sono fondate sulla psicologizzazione di ciò che prima era istituzionale o razionale”. Scende nel mare della ‘medicalizzazione della mente‘ il Festival: i filosofi in piazza parleranno di questo e lo faranno a partire dal significato della parola, dalla sua storia, dai significati di vocaboli che magari usiamo male. Lo ha spiegato alla Dire il direttore del Festival Daniele Francesconi: “Questa psicologizzazione pervasiva è una deriva delle nostre società, oggi ha una diffusione senza precedenti“. E tutto ciò ha dei rischi?

“Il rischio principale- risponde Francesconi- è che separiamo in modo netto la sfera delle emozioni e degli affetti dalla conoscenza e dalla ragione. Diventa una tentazione, c’è una lunga storia di questa separazione che parte da Platone. Se scaviamo un fossato molto ampio si arriva a quella polarizzazione, all’etica del nemico, alle fake news: tutte cose che discendono da questo. C’è un gradiente cognitivo in ogni emozione, così come la conoscenza senza emozione diventa snob o sterile”.

Proprio la storia della stessa parola è a questo proposito illuminante. Così scopriamo che la psiche ‘nostra’ nulla c’entra con l’arcaica psichè. “E’ il calco della stessa parola- approfondisce il direttore del Festival- ma ci sono fratture profonde. La psichè della cultura greca arcaica, in Omero ad esempio, è il soffio, l’esalazione, l’ultimo respiro”. Richiama “i simulacri, le ombre, gli eroi morti che tornano in sogno, un concetto che recupererà poi la psicoanalisi di Jung. Poi passeremo (con altri protagonisti del Festival e altre lezioni magistrali, ndr) alla psichè classica che equivale alla stratificazione dei nostri principi vitali, non solo al razionale, ma anche alla parte organica e vegetativa: il concetto ha tanti significati anche nella stessa cultura greca. Se passiamo al latino ‘anima’ di nuovo complessità ed equivoci si alimentano: per i latini ‘anima’ indicava cosa diversa dall’anima come la intendiamo noi (immateriale, spirito anche oltre il corpo) per loro era il principio di animazione della vita organica; come la intendiamo noi oggi per loro era animus”.

Si passerà alla lezione dei classici dal De Anima di Aristotele, Cartesio, Freud per citarne solo alcuni fino ai contemporanei. “La storia culturale del 900 ci mostra una profondissima connessione tra filosofia e psicologia, non solo nella fenomenologia, ma nelle scienze della mente o nel linguaggio, pensiamo a Wittgenstein e al circolo di Vienna che si è posto la questione del rapporto tra l’elemento psicologico e la conoscenza”. Dunque filosofia e psicologia più nemiche o più alleate? “Sono alleate”, garantisce il direttore del Festival.

La manifestazione, a cui tutti possono assistere in modo gratuito, è ormai di rilievo nazionale. “Ci sono due ddl in Parlamento per un riconoscimento in tal senso e uno ha una copertura finanziaria, ma- tiene a sottolineare il direttore- i conti sono in ordine, la manifestazione li ha sempre avuti e il Festival gode di una piattaforma di sostenitori territoriali che garantisce e garantirà la realizzazione di questo format. Dopodichè nessun limite alla provvidenza…”, ironizza.
Un ospite che non siete ancora riuscire ad avere? “Non siamo mai riusciti ad avere Carlo Ginzburg: avrebbe cose importanti da dire. E non potremo mai più avere Umberto Eco…e poi Zygmunt Bauman- chiude con po’ di nodo in gola-. Mi manca ogni anno”.

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