“Non mi sento più un impostore. Il mio album è incoerente”
Milano, 31 mar. (askanews) – Spavaldo e sognatore, poeta e ribelle, Tredici Pietro esce con il suo nuovo album “Non guardare giù”, tredici tracce in stili diversi, dalla trap all’acustico, dal rap old school fino a toccare il soul e il rock italiano.”Allora questo è un album incoerente perché si chiama “Non guardare giù” e non guardare giù vuol dire per me non fermarti troppo a dare senso alle cose e a spiegarti troppo le cose, però allo stesso tempo non guardare giù, significa anche guarda cosa stiamo facendo a fregarcene così tanto delle cose”.Con sguardo lucido parla della realtà con tutte le contraddizioni che vive quotidianamente, racconta di una società di individui che non è più comunità. Il rap è lo specchio della società, dice perché racconta il mondo in cui viviamo. “Siamo subissati da gente che performa, gente bella, figa, perfetta, che ha tutto, che sorride sempre e poi sembra che sei tu l’unico che non sorride, sembra che sei tu l’unico che non c’hai… Grosso così. La soluzione è non guardare giù, appunto, non guardare giù, non esistono queste cose, sono tutte proiezioni, sono tutte cose che sono fuori da noi, molto spesso ce le facciamo tornare dentro. Non guardare già: questa è la mia risposta”.Figlio d’arte, tra le penne più interessanti della scena urban italiana, Tredici Pietro si mostra sotto una luce inedita e profondamente onesta.”Sì, effettivamente un po’ di sindrome dell’impostore ce l’ho avuta perché pensavo di essere solo il figlio di Gianni Morandi, quindi pensavo che fosse tutto merito del mio nome e non fosse merito mio. Nel momento in cui mi sono andate male ho capito. Chi è rimasto mi fatto capire che invece ero bravo perché non è che sono passato da 100 a 0, ma la gente ha continuato ad ascoltarmi, ha continuato a vedere i miei concerti però senza l’hype che c’era prima, allora mi sono accorto che davvero, se uno mi ascolta mi ascolta perché mi vuole ascoltare e quindi non sono più, non mi sento più un impostore”.Il progetto esplora fragilità, insicurezze e sfide interiori, Tredici Pietro sa di essere la mosca bianca del rap, sbagliato ma nel modo giusto, una consapevolezza raggiunta anche grazie a un percorso di analisi.”Io per un periodo non ci sono andato perché pensavo vabbè poi risolverò le cose di cui scrivo e non ho più niente da dire, come fanno tanti miei colleghi, e invece ha solo aperto e sbloccato nuovi spettri della mia persona e delle mie necessità, di quello che voglio dire e della mia necessità espressiva. Andare in terapia è fondamentale in tutto e per tutto”.