ROMA – Mancano pochi giorni alla cerimonia di insediamento. Il 20 gennaio Donald Trump giurerà e così sarà di nuovo Presidente degli Stati Uniti per i prossimi quattro anni. Questa volta Trump non arriverà sprovvisto, dalla sua avrà l’esperienza fatta in passato e quindi nulla sarà lasciato al caso, l’annunciata vendetta nei confronti di tutti quelli giudicati nemici avrà luogo senza indugio. Da spettatori possiamo soltanto augurarci che le Istituzioni americane possano reggere alla seconda onda d’urto, stavolta più possente. Preoccupa quanto accaduto, con Trump che seppure pluri-indagato e processato per una corposa serie di reati alla fine è sgusciato via e ha convinto la gran parte degli americani che sì, è lui l’eletto che tutti aspettavano. Forse sta proprio qui l’argine a quello che un simile personaggio, refrattario a qualsiasi appello alla moderazione, potrà fare davvero.
Trump, lo dimostrano la sua storia e il diluvio di discorsi tutti incentrati sulla sua persona, alla fine è interessato soltanto agli affari e a se stesso. Le soluzioni che lui mette in campo su questo o quel problema, ragionando, alla fine sono soltanto utili espedienti per sfruttare quei problemi dal punto di vista personale e politico invece di risolverli. Altro punto, è che la corte di Trump, quella che è salita sul carro del vincitore pagando un biglietto molto caro al conducente, è composta da gente che rispecchia il Capo in tutto, persone che pensano a come guadagnare e portare a casa nuovi affari sfruttando le varie crisi altro che risolverle riformando il Paese. Quindi sarebbe sbagliato continuare nella narrazione che vede Trump come quello fuori dal sistema, l’outsider. D’ora in avanti sarà lui l’establishment, sarà lui il rappresentante supremo del potere a livello globale, altro che il difensore dei più deboli.
Per quanti invece hanno a cuore le sorti del sistema democratico, che mostra segni di grave crisi in tanti paesi del mondo compreso il nostro, non servirà tanto fare resistenza quanto cercare e affermare una nuova narrazione sul valore della democrazia, nonostante tutto. Non cercare di rispolverare quanto oggi è rifiutato dalla gran parte dei cittadini ma trovare una visione nuova, alternativa e più rispondente al sistema democratico del futuro, incentrato sempre di più sulla coesione e sull’inclusione sociale. Solo così si potrà porre freno a ‘lor signori’ che con la scusa della velocità del decidere e della convenienza faranno strage di norme e procedure per arrivare prima possibile a prendersi il malloppo. Bisognerà con umiltà partire dal basso. Aprire mille e mille spazi di dibattito sul territorio, magari portando il contributo dei tanti amministratori che già da anni si impegnano per tenere unite le proprie comunità, incoraggiando la solidarietà e la vicinanza. Ascoltando le tante associazioni di cittadini che da tempo reclamano attenzione e che finora nessuno ha preso in considerazione. Con loro creare nuove storie positive, che servano da esempio, che possano essere una soluzione in altre situazioni. Soltanto così si riuscirà a ricreare quel senso di appartenenza a un qualcosa di più grande, che alla fine vale e conta di più del mero interesse personale. Soltanto così si potrà riaffermare con forza il valore della democrazia, che ha bisogno di tanti e non di pochi, il rimedio giusto per risolvere i tanti problemi che ci affliggono, senza guerre o lacerazioni sociali ma con giustizia a favore del bene comune.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it