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venerdì, Novembre 29, 2024

Trump o Harris? Gli americani dopo si aspettano un’ondata di violenze

PoliticaTrump o Harris? Gli americani dopo si aspettano un’ondata di violenze

ROMA – Ancora pochi giorni per la sfida a cui tutto il mondo guarda. Chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti? Tornerà il vecchio Donald Trump o vincerà Kamala Harris, la prima presidente donna? In America i sondaggi si rincorrono e gli ultimi danno Trump in leggero vantaggio. Quello che preoccupa però è la rilevazione svolta dal Wall Street Journal tra i cittadini americani con un dato assai preoccupante: l’87% di loro in caso di sconfitta  del ‘proprio candidato alla Casa Bianca pensa ci saranno danni permanenti nel paese che, tradotto, significa attacchi violenti. E ricordando quanto successo con l’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021 non c’è da star tranquilli.

E si moltiplicano anche le interviste a questo o a quel guru, personaggi che con i loro sistemi hanno più volte azzeccato il risultato. Tra loro, uno dei più quotati e ritenuto infallibile, è Nate Silver. Interpellato dai giornalisti su chi la spunterà, ha detto che i due si marcano stretti, salvo aggiungere: “L’istinto dice Donald Trump“. Chi ha già paura della possibile vendetta di Donald Trump, che in più occasioni ha giurato che i media che lo hanno criticato la pagheranno cara e che farà in modo di togliergli le licenze, è il plurimiliardario Jeff Bezos, il padrone di Amazon e proprietario del glorioso Washington Post. Stiamo parlando del giornale che martellando sullo scandalo Watergate alla fine fece dimettere l’allora presidente repubblicano Richard Nixon. Un giornale che per ogni cronista del pianeta è la stella dell’informazione libera. Fino ad oggi. In passato, infatti, a partire dagli anni ’70 ad ogni elezione presidenziale il quotidiano pubblicamente annunciava la sua preferenza per il candidato democratico. Stavolta no, padron Bezos ha gettato nel cestino l’articolo a favore di Kamala Harris e ha fatto pubblicare l’annuncio che stavolta il Washington Post se ne sta buono buono a guardare. La decisione ha suscitato forti proteste tra i giornalisti, alcuni editorialisti se ne sono andati e ci sono notizie di abbonamenti disdettati. Ma a chi pensa al ‘grano’, e Bezos ci pensa ogni minuto, fatti due conti ha ritenuto che non mettersi contro Trump stavolta gli conviene. Il perché lo ha spiegato in queste ore il New York Magazine ricordando che nel 2019 l’allora presidente Trump ordinò all’amministrazione americana di cancellare contratti per 100 miliardi di dollari con Amazon proprio come ritorsione per gli articoli usciti contro di lui sul ‘Post’. Sarà un caso, ma passate poche ore dall’annuncio del mancato endorsement del ‘Post’ a favore di Kamala Harris, Trump ha incontrato alcuni manager di una società di Bezos che ha contratti per svariati miliardi con il governo Usa. E con questo suo gesto ha evidenziato non solo la sua vittoria sul ‘Post’ ma messo in chiaro il do ut des.

E mentre Trump spara nel mucchio e ogni giorno promette sfracelli per chi non lo osanna, le sue truppe stanno lavorando alla grande, predisponendo quello che faranno una volta preso il potere. Anche Steve Bannon, il super ideologo della riscossa ‘trumpariana’ è pronto: dopo aver passato 4 mesi in galera per non essersi presentato davanti al giudice per un processo, è tornato libero, pronto a menare i perfidi Dem. Per quanto riguarda il Progetto 2025 messo a punto da oltre 100 organizzazioni partner del mondo di Trump, questo nasce prima di tutto per sconfiggere la sinistra ‘terrorizzata di perdere il suo potere’ che ha inoculato bugie. Il Progetto 2025, affermano sicuri ‘lor signori’, offre un menu di soluzioni contro gli immigrati, l’inflazione, l’economia stagnante e l’aumento della criminalità. Non solo, anche su come affrontare la Cina, sistemare le scuole e le famiglie e, soprattutto, come far fuori tutte le élite di sinistra restituendo il potere al Presidente eletto. Con fare mellifluo poi spiegano che il loro non è un progetto segreto e non parla a nessun candidato. Basta però leggere alcuni loro spunti e il candidato subito assume un forma precisa: quella di Trump. Non vogliono certo abrogare la Costituzione nè eliminare i controlli e gli equilibri democratici sul potere presidenziale (beato chi ci crede, con la Corte suprema già in mano ai ‘trumpiani’ che non si vergogna di intervenire già adesso per eliminare diritti da tempo acquisiti come quello sull’aborto). L’alta Corte oggi è composta in maggioranza da giudici conservatori, vicini all’ala più identitaria dei repubblicani. Su nove membri, sei sono stati nominati da presidenti repubblicani, e solo Donald Trump ne ha nominati tre nei suoi quattro anni di presidenza, più del solito. Per quanto riguarda quello che questi ‘lor signori’ vorrebbero subito fare, invece, un piccolo assaggio: promuovere e accelerare la pena di morte; mettere la pornografia fuorilegge; utilizzare denaro pubblico per le scuole religiose private; chiudere il Dipartimento dell’Istruzione; deportazione di massa di immigrati clandestini; deregolamentare le grandi imprese e l’industria petrolifera; aumentare le trivellazioni nell’Artico.

Per quanto riguarda questi ultimi giorni di campagna elettorale, Kamala Harris ha definito Trump un dittatore fascista chiamando il popolo alla rivolta; da parte sua Trump l’ha definita una comunista e una minaccia per la democrazia. Per finire, la ciliegina sulla torta: l’altro super ultra miliardario Elon Musk sceso in campo con decine e decine di milioni di dollari a favore di Trump, che per questo gli ha promesso un ministero, senza vergogna va dicendo agli elettori che se Trump perde gli Stati Uniti sono condannati e non ci saranno più elezioni. Chi invita tutti alla calma sembra un pazzo.

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