GJADER (ALBANIA) – Sì è conclusa nel tardo pomeriggio la visita della delegazione del Partito democratico al centro di Gjader in Albania. Insieme ai parlamentari ci sono anche gli avvocati delle associazioni del Tavolo asilo e immigrazione. A riferire l’esito, dopo una giornata intera passata all’interno della struttura dove ci sono 43 migranti, 35 provenienti dal Bangladesh e 8 dall’ Egitto, è la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga: “Oggi abbiamo incontrato diversi migranti, abbiamo incontrato gli otto egiziani presenti e altri 19 provenienti dal Bangladesh, nessuno di loro ad oggi ha parlato con un avvocato e questo è un dato inaccettabile”, ha detto Braga, accompagnata dai deputati Andrea Casu, Matteo Orfini e Marco Simiani.
“Al di là della corretta e professionale gestione di questo centro da parte delle persone che vi operano, comprese le forze di polizia, il modello Albania non esiste, è un modello inaccettabile per uno Stato democratico come il nostro che continua a produrre uno spreco di risorse pubbliche”, attacca la capogruppo Dem, secondo la quale “è gravissimo che per un paese come il nostro dove un torturatore viene liberato e riaccompagnato tranquillamente in Libia ci siano oggi decine di persone, giovani che ci hanno raccontato storie di sofferenza, di tortura, di detenzione in Libia e che non hanno potuto neanche interloquire con il loro avvocato per esercitare concretamente il diritto alla difesa. Continueremo a contrastare con tutte le forze questo modello e a chiederne conto al governo”.
ASSOCIAZIONI TAVOLO IMMIGRAZIONE: “A GJADER ASCOLTATE STORIE TERRIBILI”
Nel centro di trattenimento per migranti di Gjader, in Albania, “non abbiamo incontrato persone che possono essere definite persone senza vulnerabilità. Abbiamo incontrato persone che ci hanno raccontato storie di viaggi terribili, di una permanenza in Libia lunga con imprigionamenti e riscatti”. Lo denuncia Fausto Melluso, che per l’Arci si occupa di immigrazione, al termine della visita nella struttura dove fino a domani si troveranno i 43 migranti prima di essere riportati in Italia su disposizione della Corte d’Appello di Roma.
Mellusso ha partecipato all’ispezione del centro insieme alla delegazione parlamentare del Pd, guidata dalla capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga. All’uscita ancora non era nota la decisione della Corte di rimandare tutti in Italia, ma comunque l’esponente di Arci afferma che “questa vicenda fa capire l’ipocrisia che c’è dietro anche a tutte queste verifiche che vengono fatte delle situazioni di vulnerabilità”. Il motivo? “Con tutta evidenza non c’è il tempo di verificare a dovere, all’interno sono presenti delle vulnerabilità gravi e delle gravi situazioni che vanno assolutamente prese in carico”, spiega.
Nazzarena Zorzella, avvocata di Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), al termine della visita racconta che i migranti sono all’oscuro di ciò che i giudici oggi hanno deciso per loro: “Abbiamo incontrato una trentina e più di richiedenti asilo totalmente smarriti e inconsapevoli di quello che stanno vivendo. Sono consapevoli che oggi hanno fatto ricorso contro la decisione della Commissione territoriale” che ieri non gli ha concesso la protezione internazionale “ma non sono consapevoli che oggi era un’udienza dove il giudice deve confermare o meno che loro devono rimanere in Albania”. Anche perché a tutti era stato trattenuto il cellulare, non avendo così alcuna possibilità di contattare l’esterno. Ma per fare ricorso contro il diniego della richiesta di protezione “il richiedente asilo deve nominare un avvocato di fiducia. La domanda da porsi è: come fa un richiedente asilo che è qui in Albania, che non ha contatto né con associazioni né con le istituzioni avere la possibilità di nominare un avvocato di fiducia?”. La conclusione, per Zorzella, è che “nessuno di loro è in grado di esercitare il loro diritto di difesa, che è previsto dalla nostra Costituzione”.
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