Articolo Decanter evidenzia timori per manodopera e costi vetro e botti
Milano, 20 nov. (askanews) – Anche il mondo del vino statunitense fa i conti con la rielezione a presidente di Donald Trump. Un interessante articolo pubblicato sull’ultimo numero del celebre mensile “Decanter” sottolinea che nel Paese si respira un clima di profonda incertezza per quanto riguarda le decisioni che potrebbero essere prese e che “molte aziende vinicole e coltivatori statunitensi si stanno preparando ad importanti cambiamenti”.
L’articolo, intitolato “Trump returns: The impact on the US wine industry” (“Il ritorno di Trump: L’impatto sull’industria vinicola statunitense”, ndr) e firmato da April Louis che vive a Napa in California, parte dall’esplusione di massa degli immigrati senza documenti promessa da Trump, che rischierebbe di avere un impatto importante sul settore dell’agricoltura e in particolare sul lavoro nei vigneti, dove sono migliaia i lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno, soprattutto ispanici, impiegati dalle Cantine, in particolare in California dove si concentra oltre l’80% di tutta la produzione vinicola degli States.
Le espulsioni di massa determinerebbero una perdita di manodopera qualificata con il rischio di un ritardo nei trattamenti e nella vendemmia, e di un aumento dei costi di produzione. Lasciando perdere l’ipotesi di introdurre le costose e controverse vendemmiatrici meccaniche, una soluzione potrebbe venire dai visti temporanei (“H2-A Visa”) ma, a detta degli esperti citati nell’articolo, sarebbe parziale e penalizzante per i produttori più piccoli che “di solito non possono fornire alloggio e trasporto ai lavoratori come richiesto da questo tipo di visto”. Di certo, questo sistema viene già utilizzato dalle grandi Tenute che reclutano i lavoratori idonei al programma H2-A direttamente al confine con il Messico.
“I Farm Labor Contractors (FLC) sono il principale sistema di fornitura di lavoratori H2-A nel settore agricolo statunitense: e rappresentano il 44% di tutti i posti di lavoro certificati H2-A nel 2022, rispetto al 13% del 2007” spiega l’articolo di Decanter, sottolineando che “si tratta di un numero destinato facilmente ad aumentare con le modifiche proposte in materia di lavoro, anche perché gli FLC gestiscono le questioni logistiche del programma di visti, fornendo trasporto e alloggio ai lavoratori e prestandoli a varie aziende agricole”.
L’altro tema importante trattato nell’articolo, è naturalmente quello della possibile introduzione dei dazi che, nei piani di Trump potrebbero arrivare al 20% su tutte le merci in arrivo nel Paese. Durante il suo primo mandato infatti, il presidente repubblicano impose nel 2020 dazi temporanei del 25% sui vini francesi. I dazi avrebbero un impatto diretto sul costo delle forniture dell’industria vinicola Usa, tra cui il vetro e le botti provenienti dall’estero. “Le bottiglie di vino importate dalla Cina saranno le più colpite: l’amministrazione entrante ha promesso un’enorme tariffa del 60% sulle merci cinesi” spiega Decanter, precisando che alcuni grandi Gruppi vinicoli, come Gallo, ne sarebbero sostanzialmente immuni “perché, a differenza dei produttori indipendenti, producono il vetro internamente”.
Non solo, secondo diversi produttori americani, le aziende vinicole non avrebbero beneficiato del ricavato dei dazi sul vino, che avrebbero avuto dunque come unico risultato per il mercato locale quello di un aumento delle bottiglie importate. Non solo, ci sarebbe anche il rischio di contromisure che i Paesi colpiti potrebbero introdurre contro i vini statunitensi, riducendo a zero un export di per se già piuttosto modesto.
A fronte dei timori espressi dal settore, “gruppi come la US Wine Trade Alliance (USWTA) si stanno impegnando attivamente con i membri del Congresso e con i nuovi funzionari di Trump per evitare dazi sul vino” rivela l’articolo del mensile specializzato inglese, sottolineando che “i prossimi anni si riveleranno cruciali per l’industria vinicola Usa”, un settore “già stressato dal crollo dei prezzi dell’uva in molte regioni vinicole durante la vendemmia 2024 a causa della scarsa domanda, tanto che la California sta riducendo di 20mila ettari i terreni vitati”.