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Vino, Jean-Marie Cardebat: è l’inflazione la grande nemica del consumo

AttualitàVino, Jean-Marie Cardebat: è l’inflazione la grande nemica del consumo

Milano, 20 mar. (askanews) – “Il boom del consumo mondiale di vino degli anni ’60 corrisponde al boom economico, così come il tracollo della domanda negli anni ’70 coincide con le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 che hanno scatenato l’inflazione. E’ proprio l’inflazione, che colpisce prima di tutto i beni non essenziali, la grande nemica del consumo di vino ed è alla base della crisi attuale”. Per Jean-Marie Cardebat, docente di Economia all’Università di Bordeaux sono i fattori di natura congiunturale ad incidere sul consumo di vino, più degli elementi strutturali come l’ondata salutista, il cambio di alimentazione o il “disinteresse” delle nuove generazioni.

Cardebat (che è anche direttore del Dipartimento di Ricerca ECOr, e professore affiliato all’Inseec Grande Ecole nonché direttore della Cattedra Wines&Spirits di Parigi) lo ha detto presentando a Milano i risultati della ricerca “Resilienza e preparazione al prossimo ciclo di consumo globale di vino. Masi: Un caso studio originale”, insieme con Davide Gaeta, docente di Economia dell’impresa vitivinicola e dei mercati agroalimentari e competitività dell’Università di Verona, e Federico Girotto, Ad di Masi Agricola e presidente e Ceo di Canevel Spumanti.

E’ dunque una questione di cicli economici, e quindi “il 2026 potrebbe segnare l’anno di svolta con l’avvio, nel 2027, di una fase di ripresa, perché ci troviamo di fronte ad un nuovo ciclo, ad un nuovo tipo di consumo, all’arrivo di nuovi Paesi consumatori e perché già adesso in Europa siamo di fronte ad una progressiva riduzione dell’inflazione”. “Al di là di questo aspetto ciclico, esiste una tendenza lineare che è quella della ‘premiumisation’, che ha alla sua base un’idea di piacere e che segna un progressivo spostamento della domanda verso la ricerca di qualità e verso segmenti di alto valore: quindi le vendite calano principalmente a volume ma non a valore”. “E qui – sempre secondo il professore – entrano in gioco i marchi forti che possono contare su una Denominazione importante, le aziende con un assetto finanziario sufficientemente solido per poter affrontare lo choc derivante da un calo delle vendite e soprattutto quelle che sono state in grado di anticipare il prossimo ciclo del consumo del vino che usciranno vittoriose da questa crisi, mentre altri dovranno necessariamente scomparire come sempre accade nei momenti di passaggio tra un ciclo e l’altro”.

A proposito del calo dei vini rossi in favore dei bianchi, l’esperto francese ha tenuto a precisare che “i consumatori mondiali verranno dall’Africa, dall’America Latina e dall’Asia: una classe media che vuole i vini rossi e ha la disponibilità finanziaria per i marchi importanti. Al contrario, i mercati che sono più maturi, come quelli europei, cercheranno sempre di più la freschezza, eventualmente anche nei rossi”. Tra le sfide che devono affrontare le Cantine, c’è dunque quella di “intercettare questi nuovi consumatori dei mercati emergenti e saper sedurre di nuovo i consumatori tradizionali nei mercati consolidati, in particolare i giovani”.

C’è poi la tendenza salutista e quella della sostenibilità “con la ‘footprint’ delle aziende che sarà sempre più presa in considerazione dai consumatori”. Ma soprattutto, per il docente, siamo in una fase “che gli economisti chiamano di de-globalizzazione e quindi per le aziende “è necessario cercare una nuova prossimità con i consumatori locali, rimanendo in costante contatto con loro, grazie all’aiuto degli strumenti di IA ed al marketing che permettono un’esperienza personalizzata, ‘one to one’. Perché i consumatori vogliono sentire di far parte di un club, necessitano di un senso di appartenenza”. “Il prodotto deve essere personalizzato – ha concluso – e per questo un’azienda deve avere una gamma molto ampia e diversificata che include i dealcolati, anche in termini di packaging, in modo tale da potersi rivolgere a diverse tipologie di consumatori e a diversi momenti di consumo”. (Alessandro Pestalozza)

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